Dopo che il Governo tedesco ha annunciato lo stop a ulteriori vendite di azioni di Commerzbank ancora detenute dallo Stato (pari al 12% del capitale), Unicredit ha fatto sapere di aver chiesto alla Bce l’autorizzazione per poter salire, dal 9% attuale, fino al 29,9% del capitale della banca di Francoforte e di aver già sottoscritto opzioni per poter arrivare al 21%. Una mossa che non ha lasciato indifferente la Cancelleria, dato che Olaf Scholz, che si trova come Giorgia Meloni a New York per l’Assemblea generale dell’Onu, ha dichiarato che “attacchi non amichevoli, acquisizioni ostili, non sono mai una cosa positiva per le banche”. Berlino non è quindi favorevole all’acquisizione di Unicredit e lo avrebbe anche fatto sapere al gruppo italiano guidato da Andrea Orcel. Secondo Giulio Sapelli, professore emerito di storia economica alla Statale di Milano, “quello a cui stiamo assistendo affonda le sue radici nella crisi di quelle che Max Weber chiamava le élite in grado di esercitare un potere diretto sullo Stato, in questo caso le classi politiche”.



Unicredit si sta davvero muovendo in modo ostile nei confronti di Commerzbank?

Io non credo che una persona avveduta come Orcel, un banchiere internazionale di grande esperienza, si sia mosso per un’operazione simile senza un gesto non dico di assenso, ma quanto meno di non contrarietà da parte del Governo tedesco. Escludo che lui si sia mosso senza prima aver parlato con Berlino.



Allora a Berlino hanno cambiato idea?

Sì, perché le elezioni sono andate in modo differente da quel che pensavano. In Brandeburgo l’Spd è riuscita a non farsi superare dall’Afd, ma riteneva di poter andare meglio. Intanto il tentativo della Cdu di guadagnare consensi alla propria destra continua a non funzionare, mentre a sinistra la Linke è in crisi. Questa vicenda sta comunque gettando una luce realistica sul fatto che il Rapporto Draghi è un libro dei sogni.

In che senso?

È un documento che sta dimostrando di essere scollegato dalla realtà. Il Rapporto Draghi, infatti, auspica fusioni internazionali, crede nell’assunto che la salute delle banche derivi dalla loro dimensione, cosa scientificamente non provata. Breve inciso: secondo questo assunto, le piccole banche o quelle cooperative o popolari non dovrebbero esistere, ma, come abbiamo visto in Italia, si deve far ricorso alle leggi per mettere in crisi il loro modello. Tornando a quanto dicevo poc’anzi, il punto è che si ritiene che il concerto delle nazioni europee dovrebbe muoversi secondo quanto auspicato nel documento curato dall’ex Presidente della Bce, ma quanto sta accadendo dimostra che non è così: una fusione Unicredit-Commerzbank sarebbe perfettamente in linea con il Rapporto Draghi, ma il Governo tedesco non la vuole.



Non sarà allora un caso che dalla Germania arriva anche l’opposizione più netta al debito comune auspicato da Draghi.

No, non è un caso. E penso sia una prova che non si possono creare le cose dall’alto senza tener conto del principio di sussidiarietà.

Il problema non è dunque che il potenziale acquirente di Commerzbank sia un gruppo italiano? Se fosse stato francese sarebbe avvenuta la stessa cosa?

Non si deve dimenticare che Unicredit aveva acquisito la tedesca Hvb nel 2005, quindi quella con Commerzbank sarebbe un’operazione “già vista”. Il punto è che la privatizzazione in Germania ha un limite, quello della nazionalità. Ma questo vale anche in altri settori. Pensiamo solo a quando la Pirelli nel 1990 tentò una fusione amichevole con Continental, operazione che avrebbe potuto creare un gruppo europeo di altissimo livello, ma che venne respinta con una violenza inaudita.

Secondo Berlino, dunque, per Commerzbank servirebbe una “soluzione nazionale”, magari una fusione con Deutsche Bank di cui si parla da tempo?

Se la strada deve essere quella classica delle banche capitalistiche non resta che una fusione tutta tedesca. Ma mi piacerebbe sapere con chi. Come noto, infatti, Deutstche Bank è sempre sull’orlo tecnico del fallimento, mentre le landesbanken e le sparkassen sono in crisi permanente. Insomma, il sistema bancario tedesco fa acqua da tutte le parti, può essere difeso solo tramite gli aiuti di Stato che la Germania non vuole che si applichino negli altri Paesi europei.

Dalla Germania, in ogni caso, arriva una nuova picconata al progetto di un’unione bancaria europea…

Il problema è sempre lo stesso: non si possono compiere passi in avanti su questo e su altri fronti se prima l’Europa non si dota di una Costituzione.

Unicredit può comunque acquistare azioni di Commerzbank sul mercato e arrivare fino al 30% se la Bce darà il suo assenso. La Germania si opporrà anche alle decisioni di chi si occupa della vigilanza bancaria europea?

Questo non lo so, penso che in ogni caso si sia anche innescato un gioco di rapporti tra le Cancellerie. Inoltre, non bisogna dimenticare che in Germania il modello di cogestione d’impresa è molto forte anche nelle banche. Pertanto, occorrerà anche capire qual è l’opinione dei lavoratori su questa vicenda. Ritengo, tuttavia, che se le fusioni devono andare porto lo fanno in tempi brevi, altrimenti poi difficilmente si concretizzano.

Il Governo italiano deve invece affrontare la privatizzazione di Mps, banca che Unicredit ha “ignorato” preferendo puntare su Commerzbank.

A mio avviso la soluzione per Mps è una sola: deve ritornare a essere una banca locale, meglio se cooperativa. Occorre rifare una banca cooperativa tra senesi, altrimenti non sarà mai più redditizia.

(Lorenzo Torrisi)

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