I poliziotti gay non sono ben accetti al Pride di Bologna. Questa è la denuncia che giunge direttamente dall’associazione Lgbtq “Polis Aperta”, che sottolinea: “Ci è stato chiesto di non presentarci con i loghi e lo striscione dell’associazione, ma di partecipare in modo anonimo, quasi dovessimo nascondere chi siamo. Attraverso i social sono state scritte parole pesanti come pietre, che ancora prima di colpire l’associazione in sé, feriscono le persone che ne fanno parte. Persone, che pur avendo scelto un lavoro, dove non sempre la comunità Lgbtq è stata accolta a braccia aperte, hanno deciso di uscire allo scoperto per abbattere diffidenza e pregiudizi”.
Secondo “Polis Aperta”, si tratta di vere e proprie barricate ideologiche, individuabili nel comunicato emesso al riguardo dagli organizzatori della manifestazione: “La nostra non è una presa di posizione contro Polis Aperta, ma di critica aperta alle forze dell’ordine come istituzione, e come luogo di riproduzione di violenza sessista, omolesbobitransfobica, abilista e razzista. Riteniamo necessario aprire una riflessione seria sul tema della polizia e delle forze armate e delle discriminazioni vissute dalla nostra comunità”.
“NO POLIZIOTTI GAY AL PRIDE DI BOLOGNA”: LA DENUNCIA DI POLIS APERTA
Sulle colonne del quotidiano “La Stampa”, Daisy Melli di “Polis Aperta” ha raccontato come sono andate le cose per i poliziotti gay “rifiutati” al pride di Bologna: “Ci hanno proprio detto di non scomodarci a venire. Rivolta Pride ha prima fatto un comunicato in cui invitava chi fa il mestiere delle armi a non presentarsi al Pride con bandiere o simboli dell’associazione. Poi, l’ha sostituito con uno meno aggressivo, ma la sostanza è quella”.
Affermazioni confermate anche da Camilla Ranauro, prima presidente donna dell’Arcigay Bologna e una delle portavoce della manifestazione: “Abbiamo voluto correggere il tiro per spiegare, è un discorso complesso. Il primo
Pride della storia è stato nel ’69 a New York, dopo l’ennesima retata della polizia allo Stonewall Inn, un bar gay frequentato da trans nere e prostitute, in virtù di una legge che vietava agli uomini di vestirsi da donne, loro hanno reagito lanciandogli delle bottiglie”. E, ancora: “Noi parliamo di tanti temi. Lavoro, migranti e ne parliamo non solo in termini LGBT non possiamo quindi evitare di criticare anche le istituzioni e la polizia. Viviamo tutta una serie di discriminazioni che ci fanno arrabbiare, tutto il sistema è pensato per escludere le persone LGBT”.