Stop all’esperimento della settimana lavorativa da quattro giorni nel comparto pubblico del Regno Unito. Il governo britannico ha sollecitato le amministrazioni locali a interrompere tutte le iniziative autorizzate per testare il modello “alternativo” di organizzazione del lavoro, come spiega Avvenire. Lee Rowley, sottosegretario ai rapporti con Regioni e Comuni, non ha usato parole edulcorate per dirlo: l’orario di lavoro degli impiegati, al medesimo compenso, “non è conveniente per i contribuenti”. La campagna per promuovere la settimana lavorativa breve era arrivata in UK lo scorso anno, promossa dall’associazione “4 Days Week Global” che, in collaborazione con il think tank Autonomy, aiuta aziende di tutto il mondo nell’adattamento al modello.
Tale esperimento è stato messo a punto da Andrew Barnes, imprenditore inglese, e Charlotte Lockhart, consulente marketing neozelandese. Si tratta di un nuovo modo di gestire il personale che punta alla riduzione delle ore di lavoro per garantire una migliore qualità della vita dei dipendenti. Lo scopo ulteriore sarebbe quello dell’aumento della produttività. La sperimentazione nel Regno Unito è stata di sei mesi, tre anni dopo quella lanciata negli Stati Uniti. Più di 70 sono aziende avevano scelto di aderire al programma per un totale di 3300 lavoratori. Tra questi anche una birreria londinese e di negozio di “fish and chips” di Wells-nextthe-Sea.
“Governo non si aspetta che i Comuni adottino la settimana lavorativa di 4 giorni”
Tra le società che avevano scelto di aderire al progetto della settimana lavorativa di 4 giorni nel Regno Unito, 3 hanno abbandonato l’iniziativa prima della fine del semestre di prova. In 56 invece l’hanno estesa oltre la scadenza mentre 18 l’hanno resa permanente. A gennaio 2023 il piano è arrivato anche al distretto del South Cambridgeshire amministrato dai Liberal Democratici con sede a Cambourne, nell’Inghilterra del Sud. Ad autorizzarlo, direttamente il governo britannico, prima per tre mesi poi per un anno, spiega Avvenire. I risultati certificati dal Bennet Institute dell’Università di Cambridge, che avevano esaminato la produttività alla fine del primo trimestre della sperimentazione, non avevano mostrato grandi miglioramenti.
Giovedì, negli enti locali, è arrivato il “no” definitivo alla settimana lavorativa breve. Il governo “non si aspetta che i Comuni l’adottino” perché “non garantisce un buon rapporto qualità-prezzo per i contribuenti locali”. Il comunicato prosegue: “Qualora questa indicazione fosse ignorata”, il ministero sarà chiamato “a monitorare le prestazioni da vicino” e a valutare opzioni per correggerne l’applicazione. Per il ministro Rowley, ci sono momenti in cui il governo deve intervenire per proteggere gli interessi dei contribuenti e questo è uno di quelli: dunque, più che di un’indicazione, si tratterebbe di una “minaccia”, spiega Avvenire.