Portare a casa animali esotici è quantomeno sconsigliato, in quanto proprio il loro traffico è alla base della diffusione delle zoonosi, vale a dire le malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo. Il rischio di nuove patologie emergenti è in agguato e, in tal senso, un gruppo di quattro Stati membri dell’Unione europea (Lituania, Lussemburgo, Cipro e Malta) si è attivato per chiedere a Bruxelles una stretta in tal senso. Come si legge su “Il Messaggero”, il documento è stato condiviso con gli altri governi all’ultima riunione dei ministri dell’Agricoltura e “prevede la creazione di una lista per indicare tassativamente quali sono le specie consentite tra le mura di casa: tutte quelle escluse sarebbero da considerare, al contrario, proibite”.
Stando a quanto riferito dai gruppi animalisti, nell’Unione europea almeno 100 milioni di animali domestici non sono gatti, cani o canarini e “la preoccupazione dei quattro governi non è solo per le condizioni in cui questi animali vengono trasportati o allevati, o per il pericolo per l’incolumità delle persone, ma anche e precisamente per evitare una Wuhan europea: in più del 70% dei casi di spillover, infatti, il salto avviene a partire da specie selvatiche”.
NO ANIMALI ESOTICI IN CASA: LA RICHIESTA DI 4 PAESI ALL’UE
Peraltro, quello del salto di specie è un tema approdato sul tavolo delle istituzioni Ue già 20 fa: “Il Messaggero” ricorda che “è del 2003 la direttiva che istituisce un meccanismo di monitoraggio del rischio di zoonosi e lo scambio delle informazioni rilevanti fra le autorità sanitarie e veterinarie dei Paesi europei per tenere sotto controllo i focolai”. Adesso che esplosa l’emergenza “monkeypox”, Hera, l’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie, creata dall’Ue un anno fa, “è al lavoro con gli Stati membri e le case farmaceutiche per l’acquisto comune di vaccini e terapie antivirali per prevenire e trattare il vaiolo delle scimmie“.
Secondo alcune anticipazioni della stampa svedese e riprese dal quotidiano avente sede nella Capitale si tratterebbe del vaccino Imvanex della danese Bavarian Nordic e del farmaco antivirale Tecovirimat dell’americana Siga Technologies. Una volta ordinati, “i vaccini saranno poi ripartiti secondo il sistema proporzionale sperimentato già con i farmaci anti-Covid. La somministrazione, tuttavia, precisano fonti Ue, sarà limitata a casi molto specifici”.