L’incenso laicista sul papa svapora presto, se il papa dice cose che non collimano con ciò che il pensiero dominante vorrebbe. Intendiamoci: il papa dice quel che vuole, fa il papa, non parla per opportunismi. Ma è quel che riescono a fargli dire, antologizzando, estrapolando, omettendo, che fa la narrazione. Quando proprio non ce la si fa, perché le sue parole sfuggono a ogni riduzione o interpretazione possibile, arriva il fuoco di fila dei delusi, con irriducibili che provano la carta “lui vorrebbe, è la curia… la burocrazia… le resistenze vaticane…”. Poco importa se il papa mette la firma, e sostiene ogni scelta, comme il faut.



Così sulla bomba che campeggia oggi sulle prime pagine dei quotidiani nazionali e non, sgomenti, increduli, poi sibilanti rancore: “Non si possono benedire le unioni omosessuali. Lo dice il papa”. Punto. Chiaro, ovvio: la Chiesa accoglie, sostiene e anche benedice ogni persona di buona volontà, anche ogni peccatore che si riconosce suo figlio e mostra pentimento. Non può benedire quel che ritiene peccato, di più, quel che è peccato, secondo il magistero, la Bibbia. Benedire un’unione gay oltretutto significherebbe equipararla al matrimonio, che com’è noto, è un sacramento, unisce un uomo e una donna aperti alla procreazione.



Non c’è nulla di nuovo, e appunto. Si vorrebbe qualcosa di nuovo. Si vorrebbe correre verso quella “religione universale” che titolava oggi l’ultimo delirio di Scalfari, che non  si comprende come possa dilagare su un giornale serio a pagina piena. Una religione universale, ovvero, una religione di valori declinati di volta in volta secondo il pensiero comune e dominante.

Non una fede, una religione in cui chiunque possa trovare considerazione e applauso per le proprie idee, sentimenti, istinti, voleri. Una religione che esalta il relativismo e l’unanimismo, che annacqua, diluisce, annulla ogni fede. Una religione inutile, che non salva l’uomo. Ma soprattutto una religione che è menzognera, che fa del male illudendo e permettendo all’uomo di decidere della propria vita, seguendo e sbavando in realtà dietro i dogmi imposti dal potere. “Un anello per domarli e nel buio incatenarli”, ammoniva il romanzo. Zitti e buoni, vi diamo il vostro dio, a nostra immagine e somiglianza, a seconda di quel che ci serve. Ad approvare leggi più larghe sull’aborto, a sdoganare l’eutanasia, a inondare il mondo di armi e guerre giuste. A farvi comprare, spendere, inseguire le mode, certi che cogliere l’attimo fuggente e ubriacarsi di esso è il solo antidoto alla morte. Poi la morte arriva, e sono affari tuoi, basta che non  si sappia, non si veda troppo.



La religione universale ha i suoi sacerdoti: gente di pensiero aperto, intellettuali, filosofi à la page, artisti e cantanti di grido, che i giornaloni e le tv mettono volentieri in mostra. Frequentano buoni salotti, si vestono nel modo giusto. Se non segui il loro stile, estetico e mentale, sei un poveretto, probabilmente idiota e immorale.

Il problema è sempre uno, dall’inizio della storia del mondo: il diavolo veste Prada. A noi scegliere, essere vigilanti. Vale per tutti. Per chi è credente, una strada sicura: seguire il papa, la Chiesa.

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