Nuova ondata di polemiche in Parlamento, bagarre al Senato in seguito al no alla parità di genere e al linguaggio inclusivo nel Regolamento del Senato. A Palazzo Madama si sta discutendo la Riforma del Regolamento del Senato a seguito della revisione costituzionale concernente la riduzione del numero dei parlamentari, ma l’emendamento della grillina Maiorino non ha raggiunto la maggioranza richiesta per essere approvato.
L’emendamento sulla parità di genere nel linguaggio ufficiale è stato votato da 152 senatori, non sufficienti per raggiungere la maggioranza assoluta. Come riportato dai colleghi di Adnkronos, il testo della Maiorino prevedeva, all’articolo 1, che il Consiglio di presidenza stabilisse “i criteri generali affinché nella comunicazione istituzionale e nell’attività dell’Amministrazione sia assicurato il rispetto della distinzione di genere nel linguaggio attraverso l’adozione di formule e terminologie che prevedano la presenza di ambedue i generi attraverso le relative distinzioni morfologiche, ovvero evitando l’utilizzo di un unico genere nell’identificazione di funzioni e ruoli, nel rispetto del principio della parità tra uomini e donne”.
No del Senato a parità di genere nel linguaggio ufficiale: scoppia la bagarre
Il no alla parità di genere al Senato ha innescato uno scambio di accuse tra centrodestra e centrosinistra, con Lega e Partito Democratico in prima linea. Il Carroccio non ha utilizzato mezzi termini, la mancata approvazione dell’emendamento è colpa della sinistra: “Non hanno votato 18 senatrici del campo largo”. I dem, invece, puntano il dito contro la destra. Durissima la presa di posizione di Simona Malpezzi: “La destra chiede il voto segreto per affossare l’emendamento per introdurre nel Regolamento del Senato la parità di genere nel linguaggio ufficiale. Questa è la destra reazionaria che vuole guidare il Paese: per loro le donne non esistono neanche nel linguaggio”. Non è tardata ad arrivare la condanna di Monica Cirinnà: “Respinto ora, 27 luglio, con voto segreto l’emendamento per introdurre nel Regolamento del Senato la parità di genere nel linguaggio ufficiale. Se questo è l’anticipo del nuovo Parlamento, abbiamo un motivo in più per lottare con forza. La nostra Italia crede nell’eguaglianza”.