Sesto giorno di conflitto tra Russia e Ucraina, con Putin che continua a bombardare la Nazione di Zelensky. Proprio il presidente avrebbe proposto alla Nato l’ipotesi di dar vita a una no-fly zone sui cieli dell’Ucraina. La richiesta arriva Kiev, ma fino a ieri è stata esclusa esplicitamente dai leader occidentali come Joe Biden o Boris Johnson. L’attuazione comporterebbe infatti automaticamente la necessità di dover prendere di mira aerei militari russi. Si innescherebbe così uno scontro diretto con Mosca. Le tensioni tra i due Paesi sono sempre più intense, a livello militare e diplomatico.



Il presidente ucraino Zelensky, dopo aver chiesto che Kiev aderisca in tempi più brevi possibili all’Unione Europea, ha ribadito anche l’urgenza di istituire una no-fly zone sull’Ucraina. La proposta, però, sarebbe rischiosa perché potrebbe portare ad un vero e proprio conflitto mondiale. La Nato, infatti, vorrebbe scongiurare l’attuazione del piano proprio perché ci sarebbero delle conseguenze importantissime a livello militare.



No-fly zone in Ucraina: perché non è possibile

Riccardo Alcaro, responsabile del programma IAI “Attori globali” ed esperto di relazioni transatlantiche, ha parlato a Fanpage della possibilità di attuare una no-fly zone in Ucraina“L’unico attore militare in grado di fare una no-fly zone su un Paese che è tutto spostato a Est, ed è più grande della Francia, sarebbe la Nato. Per attuare una no-fly zone bisogna avere le risorse militari, cioè missili terra-aria e caccia, che in questo momento la Nato ha però solo in potenza, non avendole schierate. Quindi dichiarare una no-fly zone in Ucraina significa dichiarare guerra alla Russia, e in questo momento non è assolutamente una strada percorribile” ha spiegato l’esperto.



Alcaro ha poi proseguito chiarendo se esista davvero un periodo di utilizzo di armi nucleari“Mettiamo subito in chiaro che non c’è nessun programma nucleare militare in Ucraina. Neanche Putin ci crede, lo dice solo per giustificare un’azione armata nei confronti di uno Stato che agli occhi dei russi non è come la Siria o la Georgia, ma una nazione sorella. Il presidente punta solo a stimolare il nazionalismo dei cittadini, raccontando la Russia come vittima, nonostante sia inequivocabilmente lo Stato aggressore”.