Scusate, ma io stasera mi vedo Croazia-Italia con quel fenomeno di Luka Modric, che nonostante l’età è sempre bello vederlo giocare e speriamo per noi che non faccia gli assist d’esterno come lui sa fare.
A voi lascio vedere Benvenuti… ma non troppo (2015), un film francese che pone riflessioni aldilà della rappresentazione in forma di commedia con cui ci viene presentata. Lo potete vedere sulla piattaforma di Prime Video.
Parigi, inverno glaciale, migliaia di senzatetto e il Governo emana un decreto: i poveracci dovranno essere ospitati da chi ha case grandi. Il Premier francese non è citato, ma sicuramente non è il Governo di Macron.
Un condominio in centro alla città è abitato da famiglie benestanti. I coniugi Debreuil sono borghesi e di destra; Pierre con la Jaguar, la moglie Christine non ha mai lavorato, fa la sciura acconciata e imperlata con tanto di governante di colore. La figlia è schierata sulla riva opposta. La casa è di 300 mq e ognuno dorme in una propria camera da letto. Per raggirare il provvedimento riportano la madre di lei dall’ospizio e alloggiano anche la domestica.
La famiglia radical chic Bretzel è di sinistra, ha manifestato per i baraccati, Gregory è uno scrittore di romanzetti, Beatrice un’insegnate. Lui è deciso a ospitare qualcuno, mentre lei no ed elude l’ordinanza.
Due anziani coniugi ebrei lasciano il loro alloggio libero per non convivere con nessuno e affittano una stanza nel palazzo di fronte con la moglie che guarderà con il binocolo ciò che accade nel loro edificio.
A fianco dei Debreuil abita un single pensionato, buonista, che accoglie subito i senza casa.
C’è poi la portinaia che è una razzista convinta.
Il rapporto tra i due Debreuil è imbolsito e impigrito e per ripicca la sciura denuncia la sua famiglia e i Bretzel e arrivano i vagabondi.
E perciò ecco il titolo, Benvenuti… ma non troppo, mal sopportati, come si tollera la suocera in vacanza.
La portinaia s’inventa un sito di scambi di persone e Beatrice all’insaputa del marito sloggia la povera nera con il bimbo, ma arriva un moldavo che ruba computer e orologi.
Pierre e Christine sono alle strette e lui dorme sotto il tavolo del salone. Gli cambierà lo sguardo sulla vita una donna (grassoccia e sporca), Madeleine, che con la sua esperienza di umanità di strada gli dice che La più grande povertà è la mancanza d’amicizia, e lo porta a trovare i suoi amici barboni.
E, facendola breve, tutti nel condominio si smuovono e vengono alloggiate più di duecento persone.
Finisce l’inverno e tutti sono ritornati per strada, i condomini hanno ripreso la vita di prima e poco o nulla è rimasto dell’incontro con le persone bisognose.
L’unico che è rimasto segnato è l’ostico Pierre, tutta questa situazione lo ha cambiato, gli rimane la nostalgia di Madeleine, del feeling spirituale con lei che gli ha aperto il cuore.
Il film è ben sceneggiato e gli attori (son tutti francesi, pressoché sconosciuti da noi) evidenziano gli aspetti umani che tutti spesso abbiamo risultando comici e divertenti.
Benvenuti… ma non troppo esce dallo schema ideologico e prende in giro i luoghi comuni dove la destra non soffre gli immigrati e la sinistra lotta per i poveri. L’accoglienza non può essere solo teorica e slogan politici e questo è ben esemplificato nel film. Nella mia vita da matusalemme alla Kit Carson ho visto in caso di bisogno i compagni di sinistra blaterare molto ma aiutare poco: gli ospedali sono sorti da uomini di Chiesa, le mense dei poveri idem, l’aiuto e compagnia a chi soffre pure. Si chiama carità ed è una parola scritta nel Vangelo, non ne Il Capitale. Ho visto però uomini e donne di sx e dx, sull’esempio di altri (leggi cristiani) coinvolgersi, spinti non solo dalla pietas ma da una gratuità.
Il cuore dell’uomo non è rosso o nero (o a strisce).
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