Per questa puntata di No gli europei no! vi propongo un film visto e rivisto, Braveheart – Cuore Impavido del 1995 con Mel Gibson attore protagonista e regista, unico e grandioso. Perché questo film? Il 18 giugno si gioca Scozia-Inghilterra, dove sicuramente i sottoposti acquisiti della Regina daranno del filo da torcere ai britannici. Non ho molta stima per questa nazione, ha conquistato e tiranneggiato in lungo e in largo per il mondo con danni notevoli. E poi che balls mediatiche il marito della Regina, i pronipoti, per non entrare nella questione Brexit. Un minimo di giudizio bisogna comunque darlo: una nazione che ha sempre salvaguardato i propri interessi a discapito degli altri Paesi. Ma questa non è l’ora di storia o di politica.



Le due nazionali di calcio si sono incontrate trentadue volte, gli inglesi hanno il tabellino a loro favore con diciotto vittorie contro le nove degli scozzesi. Quest’anno abbiamo avuto tre finaliste inglesi nelle coppe europee. Tra Chelsea-Manchester City in Champions League, mi spiace per Guardiola, tifavo i Blues di Abramovich (leggi Putin) aborrendo i Cityzens degli arabi. Ho goduto invece della vittoria del Villareal contro il Manchester United. Le squadre di club della Premier League sono zeppe di stranieri, non a caso il migliore in campo nella finale di Coppa Campioni è stato un piccoletto francese di nome Kanté. Ha comunque alcuni giocatori di valore come il giovane e fortissimo Foden (Manchester City), H. Kane (Tottenham) e Rashford (Manchester United). La Scozia non ha velleità e non ha una compagine competitiva, ma ci metterà sicuramente l’anima vista anche la sconfitta di due pere a zero contro la Repubblica Ceca, con doppietta di Patrik Schick, ex Roma dal 2017 al 2019, mentre l’Inghilterra ha battuto inaspettatamente la Croazia con un gol di Sterling.    



Tifo da anni il Celtic, squadra cattolica fondata da un frate: quest’anno è stata surclassata dai Rangers (squadra fondata da protestanti, fallita e retrocessa per maneggi stile “Rubentus” italiana) guidata da uno dei più forti centrocampisti della storia, l’inglese Steven Gerrard. In ultimo voglio ricordare che Ringhio Gattuso ha giocato nei Rangers da agosto 1997 a ottobre 1998. Si è distinto per la foga atletica, la passione, la volontà diventando beniamino dei tifosi e soprannominato, sembra un scherzo, Breavehart.
Braveheart – Cuore impavido. Scozia 1280, William Wallace torna nelle sue terre, vuol solo ricostruire la sua casa e coltivare i terreni. È stato adottato da piccolo dallo zio dopo che i suoi genitori erano stati uccisi dagli inglesi. Suo malgrado è catapultato nella lotta contro gli invasori. Gli uccidono la moglie che ha sposato segretamente e… s’incazza di brutto. Mette a ferro e fuoco una guarnigione nemica e attira a sé tutti i contadini e popolino del nord della Scozia. Pian piano il suo diventa un esercito che affronta e combatte le truppe di Edoardo I, Re d’Inghilterra.



I nobili, proprietari terrieri scozzesi, prima lo assecondano, poi tentennano per salvaguardare i loro orticelli. Ma lui diventa l’eroe di un popolo che lotta per la libertà e vince svariate battaglie. Saranno sempre i nobili amici a tradirlo e a darlo nelle mani degli inglesi. Dentro tutto ciò, l’amore per la prima moglie che lo porta dalla vendetta al desiderio di riscatto del suo popolo e poi l’incontro con la moglie di Edoardo II (gay) figlio del Re e prossimo regnante, un amore maturo e ricambiato.

Film vincitore di cinque Oscar, tra cui miglior film e regia di Mel Gibson che è anche attore e produttore. Ha creduto nello script di Randall Wallace, omonimo ma non parente, ha girato il film con passione, come lui sa fare. La vita di W. Wallace è stata tramandata di leggende in leggende e il soggetto è molto romanzato. Ci sono errori storici, come ad esempio pare che il kilt fosse entrato nelle usanze scozzesi nel 1700. Non è l’unica, M. Gibson li ha motivati come supporto per spettacolarizzare il racconto. Vera invece la vittoria nella battaglia di Stirling (1297). I nobili scozzesi, conigli che volevano raggiungere un accordo con Edoardo I, non lo supportarono poi nella battaglia di Falkirk, e Wallace si dovette ritirare, ma gli inglesi ormai stremanti e senza approvvigionamenti, sull’orlo di ribellioni interne, scesero a sud dell’isola. Sono stati utilizzati pochi effetti speciali visto che il digitale non si era ancora affermato, per le battaglie ci furono 1600/2000 comparse, tutte persone dell’esercito volontario. Un gran lavoro funestato dal tempo piovoso che rallentò i tempi di ripresa. Il film è stato realizzato in parte in Scozia, ma soprattutto in Irlanda.

Nulla da eccepire, anzi, sulle due gnocche, la prima moglie interpretata da Catherine McCormack e Sophie Marceau che dà il volto alla congiunta del principe Edoardo II.

Certo è che W. Wallace è l’eroe nazionale scozzese che ha dato la vita per la libertà e indipendenza della sua nazione. Certo è che il popolo in rivolta era cristiano e non a caso nel film c’è una religiosità che non è solo di sottofondo, ma strutturale.

Ultima chicca che farà godere gli juventini: nel Celtic che sconfisse la mia amata Inter nella finale di Coppa dei Campioni del 25 maggio 1967, l’attaccante, maglia numero otto, era un certo William Wallace.

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