Agli Europei di calcio per noi azzurri la musica è finita e gli amici se ne vanno. Gli amici (i giornalisti) ora son diventati nemici, basta vedere i titoli dei quotidiani e le richieste di dimissioni del capo della Federazione calcio Gravina e di Spalletti, rispedite al mittente. Ciò non toglie la realtà dei fatti, siam passati agli ottavi per fortuna, senza gioco e schemi, con un allenatore che non ha azzeccato una formazione e non ha mai capito cosa succedeva in campo, difendendosi con scuse improbabili, paragonabile nella sostanza al Biden nella sfida con Trump. Proporrei una legge sportiva per un numero limitato di calciatori stranieri e per l’obbligo di valorizzare il vivaio italiano. Meno potere agli agenti e salary cap.
Il film commedia che vi presento sembra caduto a fagiolo, il grano che danno ai calciatori è veramente sproporzionato per il lavoro che svolgono. E qui mi stoppo.
I viziati (2021), visibile su Netflix, è ambientato a Montecarlo, dove Francis Bartek (Gerard Jugnot) ha il suo impero miliardario nelle costruzioni edilizie costruito dal nulla. Da quindici anni è rimasto vedovo e si è gettato nel lavoro a capofitto trascurando i suoi tre figli ormai adulti.
Il maggiore, Philippe (Artus), continua ad aprire società con idee di business assurde e irrealizzabili che il padre ripiana; Alexandre (Louka Meliava) finge di essere studente universitario e vive nei letti delle amiche, insegnati e bellezze monegasche; per Stella (Camille Lou) la normalità è la vita mondana all’ennesima potenza.
Francis per sopperire alla mancanza della madre ha smarrito per strada l’educazione per i figli, concedendo loro di tutto e di più. Ed ecco I viziati del titolo che, paragonato a quello francese, Pourris gates, è quasi un complimento.
Dopo l’ennesime cazzate dei figli, Francis si rende conto di non essere stato un padre presente, di aver toppato con loro, ed escogita un piano. La società di costruzioni è in bancarotta, il socio di Francis è scappato con la cassa, al villone arrivano polizia e squadre speciali con mandati d’arresto, sequestrano il favoloso parco auto dei ragazzi, che scoprono di avere le carte di credito, i conti correnti e i cellulari bloccati.
Il padre li porta in fuga fino a Marsiglia nella vecchia casa (rudere) di famiglia.
Dalle stelle alle stalle, senza un euro e senza viveri. “Chi non lavora non mangia”, sancisce il vecchio Francis, e Stella si adatta nel ruolo di cameriera, Philippe di guidatore di tuk-tuk a pedali, Alexandre ad aiutare il padre nel ristrutturare la casa decrepita.
È dura per i ragazzi, ma pian piano capiscono che la realtà è costringente e bisogna seguirla. E qui il titolo I viziati potrebbe diventare I virtuosi.
Cosa succederebbe se i figli scoprissero l’inganno? Puntualmente questo avviene. Il playboy Juan Carlos in predicato di sposare Stella (per i suoi euro) li rintraccia, si fa vivo e svela le manovre di Francis. I figli gli sputano in faccia e lui ritorna mesto a Montecarlo, mentre loro restano a Marsiglia. Passano mesi e puntualmente arriva dai ragazzi un assegno per l’affitto della casa di famiglia.
Il vecchio Francis dopo nove mesi, nel giorno del compleanno di Stella, va a trovarli e scopre che ognuno ha intrapreso la propria strada senza sfarzi ed eccessi. L’amore torna in famiglia.
Il film è più articolato di quel che ho scritto con tante situazioni comiche e scoppiettanti. Risaltano due attori, Artus comico affermato in Francia, nei panni di Philippe, e Gerard Jugnot (Francis), indimenticabile protagonista di Les Choristes – I ragazzi del coro (2004).
Parlare di educazione dei figli per me è abbastanza difficile, pensiamo sempre di dare il massimo come genitori, ma spesso non collima con i loro desideri.
Nel film I viziati le figure dei figli sono molto estremizzate, il rinfacciare a Francis la colpa di essere stato poco presente per giustificare i loro comportamenti è un po’ esagerata.
Sicuramente il film pone una riflessione.
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