Una sentenza destinata a far discutere, anche se la stampa inglese non ne dà notizia. Se ne parla invece sul sito christianitytoday, un sito religioso. Riguarda la causa intentata al tribunale del lavoro da parte di Kristie Higgs, una insegnante inglese, licenziata in seguito a due soli post su Facebook in cui criticava il concetto di transgenderismo e il tipo di educazione sessuale che viene praticata in gran parte delle scuole. Da cristiana convinta, ha espresso il suo parere negativo su tali temi: una petizione che sollevava preoccupazioni sulle relazioni e l’educazione sessuale (RSE), mentre l’altro era un articolo sull’ideologia transgender nei libri per bambini utilizzato in Scuole americane. Si dirà: bisognerebbe rispettare la libertà di pensiero e di parola. Invece no. La donna ha subito una denuncia (anonima) dopo di che lo scorso gennaio è stata licenziata. Si è rivolta allora al tribunale del lavoro denunciando di essere vittima di discriminazione per le sue convinzioni religiose, ma ha incredibilmente perso la causa. In modo molto sottile, si legge nella sentenza, la causa del su licenziamento viene giustificato “non perché abbia espresso convinzioni religiose” ma perché “l’atto di cui abbiamo concluso che la signora Higgs è stata accusata e alla fine ritenuta colpevole è stato pubblicare articoli su Facebook che potrebbero ragionevolmente portare le persone che hanno letto i suoi post a concludere che fosse omofobica e transfobica”. Una sentenza assurda, perché dice senza dirlo che una persona non può esprimersi contro concetti come l’educazione sessuale o il transgenderismo, in quanto potrebbe, pur non essendolo, apparire come persona omofobica o transfobica.
LICENZIATA CONTR LA LIBERTA’ DI PAROLA
Insomma, divieto di libertà di parola. Nella sentenza si dice ancora che “Quel comportamento, secondo la scuola, aveva il potenziale per un impatto negativo in relazione a vari gruppi di persone, vale a dire gli alunni, i genitori, il personale e la comunità in generale”. Una persona da tenere lontana dalla comunità e dal posto di lavoro insomma. Per riassumere, la sentenza del tribunale ha stabilito che le convinzioni cristiane della signora Higgs sul genere e la sessualità non equivalgono di per sé a omofobia o transfobia, ma alla fine concorda con le preoccupazioni della scuola che coloro che leggono i suoi post su Facebook li vedrebbero diversamente e non li considerino semplicemente come credenze cristiane che erano state espresse “in modo temperato e razionale” . La ex insegnante, profondamente delusa così come il collegio di avvocati che l’ha difesa, ha dichiarato che presenterà ricorso. Dato il clima oppressivo nei confronti di chi non obbedisce al pensiero considerato corretto, difficilmente l’avrà vinta. “Sostengo fermamente di aver perso il lavoro a causa delle mie convinzioni cristiane, credenze che la nostra società non sembra tollerare o addirittura comprendere. A volte devo ancora darmi un pizzicotto per credere di aver perso il lavoro che amavo a causa delle mie convinzioni cristiane. È difficile credere che la scuola accolga una denuncia anonima e la trasformi in tutto questo. Dov’erano la tolleranza e la gentilezza della scuola nei miei confronti? Dov’era il tentativo della scuola di capire il mio punto di vista?” ha detto.