Senza lo smart working, due dipendenti su tre cambierebbero lavoro. Questo è uno dei dati che emerge dall’indagine “People at Work 2022: a global workforce view”, condotta dall’ufficio studi di Adp, società che si occupa di buste-paga e soluzioni di gestione del capitale umano. Un sondaggio effettuato tra 33mila lavoratori in 17 Paesi e dal quale si è compreso che le persone sono alla ricerca di un lavoro che non le costringa a compromettere la loro salute, il benessere e il tempo in famiglia. Non solo: sono davvero numerosi coloro che stanno valutando anche il lavoro part-time, il passaggio a un nuovo settore e la possibilità di mettersi in proprio.



I risultati sono stati pubblicati sul “Corriere della Sera”: in primis, tre lavoratori su quattro (76%) prenderebbero in considerazione l’idea di cercare un nuovo lavoro se scoprissero che la loro azienda applica un divario retributivo di genere“, mentre il 25% ha “pensato di cambiare settore o di richiedere un anno sabbatico”. Un altro 20% ha affermato che potrebbe “avviare un’attività in proprio, passare a un lavoro part-time o andare in pensione anticipatamente”.



SMART WORKING, ECCO COME LA PENSANO 33MILA LAVORATORI DI TUTTO IL MONDO

Il dato indubbiamente più accattivante riguarda lo smart working: come sottolineato dal “Corriere della Sera”, “costringere le persone a tornare al posto di lavoro a tempo pieno quando non è necessario potrebbe ritorcersi contro, in quanto due terzi (64%) degli intervistati valuterebbero la possibilità di cercare un nuovo lavoro. Molti stanno pensando di trasferirsi e una minoranza sostanziale lo ha già fatto”.

Insomma, lo smart working piace e sta diventando ormai inevitabile anche in ottica welfare aziendale. Passando allo stipendio, esso è visto come “il fattore più importante in un lavoro e due terzi dei lavoratori (65%) sarebbe disposto a lavorare più ore per una retribuzione maggiore. Sette su 10 (71%) vorrebbero una maggiore flessibilità sul lavoro e considererebbero la settimana di quattro giorni”. Capitolo stress sul lavoro: siamo a livelli critici, con il 67% dei lavoratori che ha dichiarato di soffrirne almeno una volta alla settimana rispetto al 62% del pre-pandemia. Un dipendente su sette (15%), infine, dice di sentirsi stressato ogni giorno.