Partiamo dai dati giudiziari acclarati. Il primo gennaio 2017 un ordigno posto nella saracinesca di una libreria a Firenze, libreria che promuoveva e diffondeva anche le idee di CasaPound, colpì l’artificiere di polizia Mario Vece. Secondo gli inquirenti il gruppo anarco-insurrezionalista avrebbe agito per colpire i rivali di CasaPound. Trentanove sono stati gli anarchici portati in giudizio dai giudici del Tribunale di Firenze.
Al di là della verità processuale è necessario precisare chi fu il teorico dell’anarcoinsurrezionalismo e quali differenze esistono, in linea di massima, tra il modus operandi del terrorismo tradizionale e quello dell’anarcoinsurrezionalismo.
Alfredo Maria Bonanno (1937) è stato considerato il fondatore dell’anarcoinsurrezionalismo contemporaneo che ebbe modo di elaborare teoricamente nel 1977 in un saggio dal titolo La gioia armata. Al di là delle vicende processuali – la più importante delle quali è quella che lo ha visto condannato nel 2004 per apologia e propaganda sovversiva in merito alla fondazione della Orai (Organizzazione rivoluzionaria anarchica insurrezionalsta) – i suoi scritti, editi dalla casa editrice Anarchismo di Catania, costituiscono il fondamento teorico delle organizzazioni anarcoinsurrezionaliste italiane e greche attuali.
Veniamo adesso alla natura di questo movimento e alle sue differenze con il terrorismo tradizionale. A differenza delle organizzazioni tradizionali anarchiche come ad esempio la Fai, l’anarcoinsurrezionalismo persegue uno scopo organizzativo diverso perché si prefigge un rapporto con le persone diviso nei differenti settori di intervento e cioè nella scuola, nel lavoro e via dicendo. La struttura organizzativa teorizzata e attuata da Bonanno si costruisce su gruppi di affinità, cioè su compagni che si conoscono personalmente, che hanno alle spalle un passato comune, che approfondiscono teoricamente e praticamente la riflessione anarchica e che si dedicano quindi a un’attività di informazione e di diffusione delle idee in un determinato territorio. Il motivo è ovviamente che queste conoscenze sono quasi sempre circoscritte da un punto di vista territoriale e quindi il gruppo di affinità è un gruppo che possiamo definire di conoscenza comune e di attività comune.
Concretamente questi gruppi di affinità sono entrati in azione a Comiso nel 1983 contro le basi missilistiche americane e poi contro la diffusione delle linee ferroviarie ad alta velocità.
Sotto il profilo strettamente operativo, i gruppi di affinità devono servirsi delle situazioni di tensione sociale e creare quindi legami di solidarietà politica con le comunità di base del territorio. Quando l’affinità tra gruppi viene formandosi, solo allora diventa possibile realizzare i nuclei territoriali di base che si sviluppano sul territorio come un’organizzazione di lotta.
Quando questi nuclei di base si sono diffusi a livello capillare sarà necessario coordinarli raggiungendo una struttura permanente. Ora, comprendere le diversità organizzative della strategia insurrezionalista consente a Bonanno di differenziare le strutture organizzative anarcoinsurrezionaliste da quelle del terrorismo tradizionale. Infatti il modello che lo Stato ha sempre davanti agli occhi è il modello armato, chiuso, clandestino realizzato in Germania per esempio con la Raf, in Francia con Action Directe e in Italia con le Br.
Lo scopo finale della strategia insurrezionale non è quello di riformare ma di distruggere lo Stato capitalista cambiando nel contempo in modo profondo se stessi: ognuno deve compiere prima di tutto la propria insurrezione con se stesso modificando le proprie idee, trasformando la propria realtà a partire dalla famiglia, dalla scuola, etc. per distruggere un modello che è stato imposto dall’esterno.
I servizi segreti italiani già a partire dal 2006 avevano sottolineato il ruolo e l’importanza del movimento anarcoinsurrezionalista anche in relazione al movimento No Tav (rinviamo a tale proposito al numero tre di Gnosis, rivista ufficiale dell’Aisi). Nella Relazione sulla politica dell’informazione sulla sicurezza del 2018 viene ribadita l’importanza per l’eversione interna di questo movimento che si serve dell’ideologia antifascista, antirazzista e antimilitarista in funzione eversiva con frequenti appelli all’azione diretta contro l’industria delle armi e contro l’occupazione militare della Sardegna. Grazie all’attività informativa posta in essere è stato possibile accertare l’esistenza di collegamenti internazionali dell’anarcoinsurrezionalismo in Grecia, in Spagna e in Cile, collegamenti che fanno leva sul concetto di solidarietà rivoluzionaria.
Fra gli episodi segnalati dalla Relazione sono meritevoli di attenzione l’attacco del 12 agosto 2018 alla sede della Lega di Villorba (Treviso), rivendicato sul web dalla “Cellula Haris Hatzimihelakis”, quello delle bombe carta esplose rispettivamente il 15 marzo a Lecce e il primo settembre a Rovereto (Trento), all’esterno delle sedi Adecco e Randstad, entrambe chiosate dalla scritta “No Tap” vergata sul muro adiacente l’ingresso, e infine le mobilitazioni contro il decreto sicurezza e la gestione della questione migratoria, attraverso manifestazioni di protesta nei pressi dei Centri di permanenza per il rimpatrio.