Un uomo no vax di 51 anni ha deciso di togliersi la vita dopo essersi ammalato di Covid ed essere stato ricoverato in ospedale. Un autentico dramma che, purtroppo, non rappresenta in assoluto un caso inedito nel nostro Paese e che ha avuto luogo in Calabria, più precisamente presso il nosocomio di Cosenza. Stando alle prime informazioni emerse (fino a questo momento i dettagli disponibili sulla vicenda non sono moltissimi, anche e soprattutto per il doveroso rispetto nei confronti della persona coinvolta in questo episodio, ndr), il degente presentava sintomi della malattia da Coronavirus piuttosto gravi, comunque tali da richiederne il ricovero.



A livello psicologico, il contagio deve avere rappresentato un’autentica mazzata per lui, congiuntamente al manifestarsi di quella sintomatologia sempre più importante e difficile da contrastare. Una situazione di fronte alla quale non ha retto, decidendo, di conseguenza, di uccidersi, buttandosi dalla finestra dell’ospedale al cui interno era stato ricoverato per essere assistito e monitorato da vicino in queste ore per lui così complicate.



NO VAX SI AMMALA DI COVID E SI TOGLIE LA VITA: SI TRATTAVA DI UN RESIDENTE DI RAVENNA

A entrare ulteriormente nel dettaglio dell’accaduto è stato il quotidiano nazionale “Il Mattino”, che nell’articolo dedicato a questa notizia, sottolinea come il 51enne no vax si sia tolto la vita alle prime luci dell’alba, lanciandosi da una finestra collocata al terzo piano del reparto di malattie infettive dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza. Pare che il malato fosse originario della Sicilia e ora risiedesse a Ravenna. Era stato ricoverato nella giornata di ieri perché era risultato positivo al virus SARS-CoV-2.



Sul caso stanno indagando i carabinieri della città calabrese. Una tragedia che ricorda da vicino quella andata in scena a Palermo all’inizio del corrente mese di agosto, quando un degente malato di Covid si è suicidato gettandosi nel vuoto dal terzo piano dell’ospedale “Villa Sofia-Cervello”, presso il quale si trovava ricoverato. Anche in quel caso, l’uomo non avrebbe retto alla pressione psicologica dettata dalla malattia e dai sintomi severi sviluppati.