I più recenti eventi determinati dalla perdurante emergenza sanitaria impongono alcune riflessioni. Sono sempre più evidenti le fratturi sociali, politiche e istituzionali che si stanno incistando nella nostra collettività. Fenomeno simile è riscontrabile negli altri Paesi democratici, mentre meno chiaro – per ovvie ragioni – è quanto sta avvenendo nei regimi autoritari o totalitari.
Da noi, purtroppo, lo sfarinamento del sentimento collettivo di coesione sta raggiungendo livelli assai preoccupanti. E le forze dominanti stanno mostrando tutti i limiti derivanti da un lungo e quasi inarrestabile processo di involuzione. A partire da coloro che occupano i più significativi ruoli nella riflessione pubblica.
Soprattutto, appare davvero sconcertante il modo rozzo con cui si sta affrontando la controversa questione del green pass e, più in generale, della vaccinazione. Mentre nella televisione pubblica scorrono simpatici messaggi pubblicitari, nelle piazze gli animi si scaldano e i più esagitati compiono inaccettabili atti di violenza e di minaccia. Di fronte a ciò, è evidente che se si intende mantenere un accettabile grado di pacifica convivenza, tanto più innanzi alle difficili sfide imposte dall’attuale contingenza, l’assunzione di posizioni radicali è del tutto controproducente. Il rischio è quello di aggravare ancor più i conflitti e di scivolare inesorabilmente in una spirale incontrollabile.
In questo quadro, sono a dir poco stravaganti alcune recenti proposte volte a “sanzionare” chi non intende sottoporsi alla vaccinazione. Come quella di “sospendere” dal Servizio sanitario nazionale i cittadini che non si vaccinano oppure quella, che proviene dal Lazio, di far pagare la terapia intensiva a chi “rifiuta” la vaccinazione. È evidente a tutti che nessun tipo di sanzione può essere imposto a chi non è vaccinato, sino a quando la vaccinazione non è obbligatoria. E poi evidente che, se la vaccinazione divenisse obbligatoria, all’eventuale inadempimento dovrebbe corrispondere una sanzione correttamente commisurata, senza abbassarsi all’inaccettabile meccanismo della vendetta pubblica, che fortunatamente ci siamo lasciati alle spalle.
Inoltre, è altrettanto evidente che nessun provvedimento sanzionatorio potrà mai essere adottato a livello regionale, ma soltanto con atto legislativo dello Stato. Tanto meno in assenza di una norma di legge statale che imponga la vaccinazione medesima.
E ancora, è massimamente evidente che proprio in materia di vaccinazione è indispensabile trovare il massimo consenso. In altri termini, prima di discutere di improbabili sanzioni, è necessario innanzitutto diradare quei dubbi e quelle incertezze che alimentano l’indecisione e fomentano la paura. E soprattutto sono indispensabili equilibrio e prudenza. Alla politica spetta assumere decisioni con responsabilità. Ai giuristi suggerire soluzioni ragionevoli e coerenti con la civiltà giuridica che ci contraddistingue. In caso contrario, sarà sempre più vano punire chi scaglierà il sasso.
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