Un’operatrice socio-sanitaria no vax è stata sospesa dal lavoro perché rifiutava di vaccinarsi contro il Covid. E’ successo a Terni, dove il giudice del lavoro ha bocciato il ricorso della lavoratrice giudicando la misura “adeguata e proporzionata“. La donna, dipendente della cooperativa sociale Actl New e addetta all’assistenza di anziani non autosufficienti, a febbraio ha negato il consenso informato alla somministrazione del vaccino, dichiarandosi contraria al trattamento sanitario perché “ancora di natura sperimentale e senza conoscerne effetti e possibili controindicazioni”, la motivazione della donna.
E’ così arrivata la sospensione e la donna ha impugnato in via cautelare il provvedimento davanti al giudice del lavoro, chiedendo il reintegro immediato alle sue mansioni (o in subordine diverse) e la corresponsione delle mancate retribuzioni. Il giudice ha però confermato la legittimità del provvedimento assunto dall’Actl New, assistita dagli avvocati Eleonora Corsi e Matteo Sinibaldi: “La dipendente – si legge nella motivazione – deve osservare precisi doveri di cura e sicurezza per la tutela dell’integrità psico-fisica propria e di tutti i soggetti terzi con cui entra in contatto”.
No vax sospesa dal lavoro, per il giudice può influire sulla salute altrui
Per la no vax sospesa dal lavoro perché rifiuta il vaccino è imposto “l’obbligo di prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui possono ricadere gli effetti delle sue azioni od omissioni” nonché quello “di osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro”.
Per il giudice è quindi da “ritenere prevalente, sulla libertà di chi non intenda sottoporsi a vaccinazione contro il Covid-19, il diritto alla salute dei soggetti fragili che entrano in contatto con gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario, in quanto bisognosi di cure, e, più in generale, il diritto alla salute della collettività”.