Noemi Durini aveva soltanto 16 anni quando il suo fidanzato, nel 2017, la uccise in modo brutale. Fu colpita a morte, picchiata e sepolta viva sotto un cumulo di pietre a San Giuseppe di Castrignano del Capo, nel Leccese. Il suo assassino, condannato in via definitiva a 18 anni e 8 mesi di reclusione per omicidio volontario pluriaggravato, si chiama Lucio Marzo e all’epoca dei fatti era minorenne.



Oggi gode di permessi premio contro cui la madre della vittima, Imma Rizzo, si è scagliata più volte parlando di un insulto non solo alla figlia uccisa, ma a tutte le vittime di femminicidi e alle loro famiglie. La donna, riporta Il Corriere della Sera, ha scritto persino al ministro della Giustizia Nordio per chiedere un intervento nel sistema e impedire a chi si macchia di simili crimini di fruire di benefici durante la detenzione.



Noemi Durini, la battaglia della madre Imma Rizzo per avere giustizia

La madre di Noemi Durini continua la sua battaglia e invoca le istituzioni affinché si rimoduli un sistema che “sembra tutelare più i carnefici che le vittime”.

Imma Rizzo ha rilasciato una intervista al Corriere e ha sottolineato la delusione nel vedere che l’assassino di sua figlia ha ottenuto permessi premio appena 3 anni dopo l’omicidio.

Lucio Marzo – ha aggiunto – è uscito dopo pochi anni, vivendo una vita quasi normale. Va allo stadio, frequenta ragazze, partecipa a eventi sociali”. Nel 2023, proprio durante un permesso premio in Sardegna era stato fermato dalla polizia mentre era alla guida in stato di ebbrezza. Imma Rizzo non ha dubbi sull’entità della pena per chi si macchia di omicidio: “Per reati così efferati, l’ergastolo dovrebbe essere la norma“.