E’ una “metamorfosi” nel corpo ma soprattutto nello spirito, ci tiene a sottolineare Noemi, apparsa al Festival di Sanremo dimagrita, in forma fisica perfetta. Tutti i media si sono concentrati su questo aspetto, “Noemi è dimagrita!” hanno scritto. Un po’ penoso soffermarsi solo su questo aspetto, ignorando ad esempio l’ottima prestazione canora con il brano presentato al festival, Glicine, costretta poi a anticipare la sua esibizione di un giorno improvvisamente per via dei problemi di Irama, fermato dal tampone risultato positivo al Covid di un suo collaboratore e quindi “gettata” sul palco quasi a viva forza (“All’inizio pensavo fosse uno scherzo” ci ha detto nel corso di questa intervista). La metamorfosi invece, ci ha spiegato ancora, anche titolo del suo nuovo album in uscita, “è stato un percorso di profonda riflessione su di me, approfittando anche della chiusura in casa per via della pandemia: non trovavo più passione per me stessa e neanche la musica che per me è sempre stata importantissima mi dava emozioni. Ho affrontato un percorso fisico ma anche psicologico ed ecco chi sono oggi”.



La metamorfosi è un percorso sia fisico che spirituale, sei d’accordo?

E’ stato un percorso durato circa due anni dettato dalla voglia di ricentrarmi a livello umano e poi anche musicale. Ho avuto la forza di uscire dal mio guscio e confrontarmi con una realtà musicale che mi ha sempre affascinato, quella dell’underground italiano, rimettere a fuoco la mia identità musicale.



Chi in particolare ti ha aiutato a realizzare questo disco?

Tanti cantautori e cantautrici italiani, tra cui Ginevra Lubrano, Franchino 126 (pseudonimo di Federico Bertollini, rapper e cantante, ndr), Neffa che ha scritto Tu non devi, Silvia Tiffani e la produzione di Francesco Fugata e Marcello Grilli. Sono partita da me, ho spiegato agli autori cosa era la mia vita, la voglia di evolvermi, trovare spunti nuovi senza perdere la mia essenza. Metamorfosi è uno dei pezzi fondamentali, ho dovuto lavorare su me stessa, ho scoperto dei suoni nuovi e ho lavorato molto sulla voce.

Una autentica metamorfosi insomma, lo si capisce ascoltando il disco.



Ho aperto la porta e ho trovato un giardino pieno di colori che non avevo mai visto prima. Ho trovato una coscienza di ponderare le cose che ho acquisito, persone nuove, suoni nuovi.

Il pezzo che presenti a Sanremo, Glicine, però, è molto sanremese nel senso del Festival dei tempi d’oro, raffinato ed elegante, sei d’accordo?

Glicine è una canzone che amo e con una doppia anima. Ha una grande forza di classicità traspirata in modernità, il pezzo perfetto per Sanremo, anello di congiunzione tra quello che è il gusto per la melodia in contatto con quello che sto vivendo in questa metamorfosi.

Come ti sei sentita ad essere chiamata ad esibirti improvvisamente con un giorno di anticipo?

E’ stata una emozione sapere al volo di dover salire sul palco, non me lo aspettavo pensavo scherzassero. La cosa negativa è che mi dispiace molto per Irama, ho cercato di sostituirlo al meglio.

Una metamorfosi è sempre scatenata da qualcosa, tu hai sempre dato l’impressione di persona risolta, è stata causata dall’impatto dovuto al Covid?

Sono sempre stata una persona equilibrata però succede di trovarsi in vicoli ciechi. Non mi sentivo a fuoco, sentivo di aver perso un po’ di passione per me stessa e anche per la musica. Una volta toccato il fondo ho detto devo lavorare su me stessa e ritrovare degli obbiettivi. In questo periodo storico la pandemia ha il suo peso, la metamorfosi della pandemia mi ha obbligato a riflettere, questo momento storico mi ha imposto una riflessione su di me, trovare una soluzione, guardarmi allo specchio e trovare la forza di rimettermi in gioco.

E come è andata? Il cambiamento fisico è frutto di questo percorso?

Il concetto è che nella vita le cose vanno bene solo se vai bene a te stesso. La forma del corpo dipende dal trovare la felicità dentro di noi, la libertà di essere quello che vogliamo essere, di come essere percepiti dagli altri. Se dimagrire è stato un modo per attirare l’attenzione su un tema importante, quello del cambiamento personale, va bene, ma sotto c’è di più.

Come hai lavorato?

Partendo dalla testa, rivolgendomi a dei professionisti, nel mio caso la dottoressa Monica Germani mi ha aiutato dal punto di vista psicologico per il rapporto con il cibo. Poi ho scelto una disciplina sportiva particolare con un personal trainer. Rivolgetevi sempre a un professionista, non sentirsi soli ma chiedere aiuto, da soli non possiamo fare niente, non siamo isole.