Un altro incrocio tra Renato Pozzetto e la comicità romana è avvenuto tramite Enrico Montesano. I due, tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli ’80, erano stati interpreti di film a episodi in cui le vicende dei loro personaggi non si intrecciavano mai (Tre tigri contro tre tigri, Io tigro, tu tigri, egli tigra, Culo e camicia e Grandi magazzini), ma è solo nel 1987 che, sotto la regia di Maurizio Ponzi, recitano insieme in Noi uomini duri.
Mario, tranviere dell’Atac da poco separato, e Silvio, banchiere milanese, si incontrano in una scuola di sopravvivenza tra le montagne della Toscana. I due vi arrivano con motivazioni diverse: il primo, che si spaccia per pilota di aerei, sogna una vita avventurosa e vuole quindi mettersi alla prova soprattutto dopo l’addio alla moglie; il secondo è stato spedito lì dal suo psicanalista convinto che il tanto tempo dedicato al lavoro gli abbia fatto perdere il rapporto con il suo corpo rendendolo impotente.
Mario e Silvio si ritrovano a far coppia nelle varie lezioni di sopravvivenza e, quasi a sorpresa, è il secondo a mostrarsi più capace di superare i propri limiti. Nonostante la reciproca diffidenza iniziale finiranno per stringere un’amicizia che verrà però messa in discussione da Mario fino a essere poi saldamente rinforzata dall’obiettivo comune di dare una lezione a Ermanno, una sorta di super-Rambo che partecipa a molte competizioni avventurose e che si trova alla scuola in compagnia della moglie Cora.
Il film di Ponzi, scritto con Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, si basa fondamentalmente sui due protagonisti e sui loro contrasti sociali e caratteriali. L’intenzione era forse anche quella di sorridere della voglia di molti italiani di mettersi nei panni del veterano del Vietnam reso celebre da Sylvester Stallone o di essere un vero duro, un “uomo che non deve chiedere mai”, come recitava il vecchio spot di un dopobarba citato nel film stesso, comprando coltelli a serramanico, potenti torce, orologi subacquei, scarponi per tutti i terreni e altri gadget dall’uso quotidiano improbabile.
Il risultato non è certo “memorabile”, anche a livello di risate, eccezion fatta per la parte finale in cui Mario e Silvio decidono di sfidare Ermanno. Pozzetto e Montesano svolgono però alla perfezione il loro compito e, a differenza di Uno contro l’altro praticamente amici, non c’è alcun tentativo di “fusione” tra due mondi a rischiare di rovinare il risultato. Certamente si ride meno che in un’altra pellicola con protagonisti i due attori, Piedipiatti, diretta da Carlo Vanzina nel 1991, ma si ride di più che in Anche i commercialisti hanno un’anima, altro film con Pozzetto e Montesano diretti ancora da Ponzi nel 1994.
Nella pellicola sembra esserci anche un terzo e silenzioso protagonista: il ponte tibetano. Silvio all’inizio si rifiuta di percorrerlo, adducendo come motivazione quella che tanto nella sua vita quotidiana non gli potrà mai capitare di trovarsene uno di fronte. Poi però, nottetempo, decide di mettersi alla prova e lo attraversa. Mario, invece, è convinto, con un po’ di presunzione, di poter “domare” il ponte, ma non riuscendoci la prima volta si convince quasi ossessivamente di non poterlo in assoluto percorrere. Alla fine ci riuscirà bendandosi gli occhi. Il tutto sembra star a significare che le sfide si possono vincere sia con la determinazione, sia quando non si dà loro un peso eccessivo che finisce per “boicottare” le proprie mosse. Il ponte tibetano è poi protagonista silenzioso del film perché è proprio nella notte in cui Silvio lo sfida, trovandovi prima impigliato Mario, che i due cominciano a stringere un vero legame di amicizia.
Parlare di Noi uomini duri consente anche di dare a Cesare quel che è di Cesare e riconoscere che Montesano, visto ancora recentemente in trasmissioni tv, non sembra aver perso lo smalto di un tempo (a differenza di altri suoi colleghi simil-coetanei, tra cui Pozzetto stesso), che pure non gli è mai valso il giusto tributo che merita. Forse spesso un po’ ripetitivo e talvolta irritante nelle caratterizzazioni dei suoi personaggi, non si può non ricordare che alcuni di essi, come Er Pomata di Febbre da cavallo, sono di fatto parte di un cinema popolare molto amato dal pubblico.
In Noi uomini duri si può vedere anche una giovane Alessandra Mussolini ancora lontana dalla carriera politica che pare ora aver deciso di abbandonare per sempre, oltre a un irriconoscibile Gianluigi Ghione, che diventerà famosissimo in tv molti anni dopo come inviato di “Striscia la Notizia” con il nome di Jimmy. Si può anche riconoscere la voce di Tonino Accolla, uno dei migliori doppiatori italiani, purtroppo scomparso più di sette anni fa, che sostituisce quella di Ovidio Martucci, l’attore che interpreta Ermanno. Piccola curiosità: il film termina con Silvio e Mario che si dirigono a Venezia, città che verrà poi visitata dai protagonisti (quello interpretato da Pozzetto si chiama anch’egli Silvio) di Piedipiatti.