Il nuovo vocabolario Treccani si appresta a scrivere una nuova pagina di storia nella cultura e nella lingua italiana. Nella sua nuova edizione, infatti, il dizionario rispetterà non soltanto la parità di genere, ma darà la precedenza al genere femminile di nomi e aggettivi, non privilegiando più il maschile, come sostanzialmente è avvenuto sino ad oggi. Lo riporta sulle proprie colonne il quotidiano “La Repubblica”, secondo cui è stato stabilito di rispettare l’ordine alfabetico: ne consegue che, se si cerca ad esempio l’attributo “adatto”, ci si imbatterà prima nella sua forma femminile, “adatta”.



Questo, chiaramente, è soltanto uno dei numerosi esempi che si possono fare per rendere chiari il concetto e soprattutto la strada che il nuovo vocabolario Treccani ha inteso intraprendere e che ingloba al suo interno anche l’abolizione di stereotipi che ancora permeano la nostra società e, molto spesso, i libri di testo sui quali studiano gli alunni della primaria (e non solo). Di fatto, non troveranno più spazio alcuno modelli di frase come “la mamma cucina, il papà lavora”, e saranno introdotte le forme al femminile di professioni e mestieri.



NUOVO VOCABOLARIO TRECCANI: PARITÀ DI GENERE E ABOLIZIONE DEGLI STEREOTIPI

Se si consulta il sito internet del nuovo vocabolario Treccani, sul quale si approfondisce ulteriormente il discorso legato all’ultima edizione del dizionario, si comprende ancora meglio quale sia la visione concettuale e non solo dei suoi autori, proiettati verso un futuro che azzeri le differenze, nel sociale e non solo, a cominciare proprio dal linguaggio.

Questo è uno stralcio di ciò che si può leggere online: “Diretto dai linguisti Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, il vocabolario Treccani è molto più che la versione aggiornata dell’opera pubblicata nel 2018. È lo specchio del mondo che cambia e il frutto della necessità di validare e dare dignità a una nuova visione della società, che passa inevitabilmente attraverso un nuovo e diverso utilizzo delle parole, promuovendo inclusività e parità di genere”.