ROTTURA TOTALE PER LA COMMISSIONE UE VON DER LEYEN BIS: SOCIALISTI FANNO SALTARE L’ACCORDO SU FITTO
Mancavano due settimane sole per la votazione definitiva in Parlamento Ue sul blocco intero dei commissari designati da Ursula Von der Leyen per la Commissione Ue al suo mandato “bis” dopo le Europee 2024: e invece il veto prima e la rottura completa dopo sul nome di Raffaele Fitto (come vicepresidente esecutivo) rischiano ora di interrompere il cammino della presidente uscente e rieletta con maggioranza composita (PPE, S&D, Renew Europe, con appoggio esterno dei Verdi). Le ultime 48 ore convulse non hanno portato ad una pacificazione e così nell’ultima riunione di ieri tra Von der Leyen e i capigruppo dei partiti di maggioranza non è stato trovato alcun accordo per risolvere l’intoppo.
I socialisti (assieme ai Verdi) si rifiutano di votare per Fitto, il commissario designato dall’Italia con il “peccato originale” di essere del gruppo ECR (Conservatori), guidato da Giorgia Meloni: Von der Leyen ha imposto il controveto dei Popolari sulla potente commissaria spagnola Teresa Ribera, anche lei vicepresidente con portafoglio sul Green Deal Ue. Se all’inizio si pensava di superare il veto interno nelle commissioni parlamentari europee sui singoli commissari con una votazione unica del blocco con tutti i 6 vicepresidenti indicati – oltre a Fitto e Ribera, anche Séjourné, Minzatu, Virkkunen e Kallas – il gruppo dei Socialisti-Democratici ha annunciato mercoledì sera che è l’intera Commissione Ue ad essere ora sotto processo: «Von der Leyen faccia la maggioranza con Orban, Bardella e AfD e spieghi ai cittadini europei che è la curatrice fallimentare dell’Ue», fanno sapere i capigruppo di S&D dopo la fumata nerissima nell’incontro con Von der Leyen e Weber (capo PPE).
TRA VETI E VOTI, SINISTRA (CON PD) CONTRO IL COMMISSARIO ITALIANO: ORA RISCHIA L’INTERA COMMISSIONE EUROPEA, CON IL PIANO “B” CHE RESTA…
Se infatti il presidente dei Popolari ha minacciato di non votare la socialista Ribera, gli altri due leader alla cena con Von der Leyen – Iratxe Garcia Perez (Socialisti) e Valerie Hayer (Liberali) – hanno fatto ben capire che ora rischia l’intera Commissione Ue nel voto che avrebbe dovuto incoronare definitivamente il Von der Leyen bis alla guida dell’Europa. Il gruppo di cui fa parte anche il Pd di Schlein ha poi fatto sapere in una nota che Fitto, membro di un partito europeo che non fa parte della maggioranza, non è in alcun modo votabile anche se è il commissario indicato dall’Italia: «Non lo voteremo in nessun caso, la fiducia è rotta. Il pacchetto per noi è di cinque vice presidenti, il Ppe lo voti con l’estrema destra».
Il problema è che FdI, che fa parte di ECR (e la cui presidente è la medesima, appunto Giorgia Meloni), ha fatto sapere che la Commissione Von der Leyen avrebbe avuto alla fine in Plenaria i voti dei Conservatori: «le diverse delegazioni nazionali dell’Ecr valuteranno come votare, ma il voto della delegazione di Fratelli d’Italia sarà favorevole, per l’ovvia e naturale ragione che il commissario italiano è espressione del nostro partito», ha spiegato il capogruppo di Fratelli d’Italia a Bruxelles, Carlo Fidanza. L’appoggio a Fitto vede l’impegno dei meloniani (e sperano anche del resto dei Conservatori) a votare il blocco finale con Von der Leyen, anche accettando commissari socialisti che non condividono molto delle politiche di Centrodestra.
Se questo “sforzo” Meloni è pronta a giocarlo (e probabilmente rientrava nell’accordo iniziale con Von der Leyen e Weber prima della designazione dei 26 commissari Ue), dalle parti del Nazareno l’intento è opposto: l’Italia secondo il Pd e i socialisti di cui fanno parte, «non merita di avere una vicepresidenza della Commissione. Questi sono i vostri rappresentanti di sinistra», ha scritto su X ieri la Presidente del Consiglio. Dopo il veto oltranzista della sinistra contro Fitto, i popolari hanno alzato gli scudi spiegando che Teresa Ribera potrebbe essere coinvolta nella mala gestione delle alluvioni in Spagna in quando fedelissima del Premier Sanchez e vicepremier a Madrid. Il gioco dei veti non sembra risolversi e il rischio di impantanarsi è altissimo: a questo punto l’unica vera soluzione è la trattativa personale della Presidente rieletta con tutti i leader europei, provando a scongiurare le dimissioni finali come ultimo fallimento definitivo. A quel punto il “piano B” resta uno e uno soltanto, e sarebbe di nazionalità italiana: Mario Draghi, che tra l’altro durante la rottura delle nomine Ue tra Fitto e Ribera – fa sapere l’ANSA – era a Parigi a cena con il Presidente Emmanuel Macron…