DOPO FITTO ANCHE RIBERA OK: MANCA SOLO IL VOTO FINALE SULLA COMMISSIONE UE

Da Meloni a Tajani, da Crosetto fino ai leader del PPE, la nomina di Raffaele Fitto raggiunta ieri sera con il voto finale delle commissioni a Bruxelles viene salutata con favore dal Centrodestra europeo: in generale, il pacchetto di nomine della Commissione Ue con tutti i 6 vicepresidenti è l’ultimo passo per il via libera finale che arriverà settimana prossima al Governo “bis” di Ursula Von der Leyen alla guida dell’Europa.



Raffaele Fitto (ECR, Italia), Teresa Ribera (socialista, Spagna), Henna Virkkunen (PPE, Finlandia), Stéphane Séjourné (Renew, Francia), Roxana Mînzatu (socialista, Romania), Kaja Kallas (Renew, Estonia) sono i 6 nuovi vicepresidente esecutivi dell’Unione Europea dopo due mesi esatti dalla designazione fatta da Von der Leyen agli altri 20 commissari pronti a dar vita al secondo mandato consecutivo della leader popolare tedesca. Il gioco di veti, contro-veti e scontri interni alla stessa maggioranza si è (forse) concluso ieri e attende ora solo il passaggio formale finale del voto del collegio in Plenaria a Strasburgo mercoledì prossimo 20 novembre 2024.



COMMISSIONE UE PUÒ PARTIRE MA È GIÀ DIVISA: GLI STRASCICHI DEL VOTO RIBERA-FITTO

Il passaggio finale che ha portato all’accordo ieri sera di tutti i coordinatori dei gruppi politici europei arriva con la doppia lettera di “distinguo” che PPE su Ribera e S&D su Fitto hanno rilasciato in allegato al via libera dei due vicepresidenti: la Commissione Ue partirà ma è già divisa con strascichi importanti dettati dallo scontro a distanza fra popolari e socialisti non tanto sulle nomine (sebbene ci sia voluto due mesi per arrivare ad un accordo definitivo), ma sulla modalità di impostare i lavori del governo europeo da qui al 2029.



Von der Leyen portando a bordo il vicepresidente Fitto, conservatore e in teoria non aderente alla maggioranza Ursula, manda un messaggio chiaro alla Commissione Ue: bisognerà cambiare registro, cercando di capire che l’elettorato europeo su vasta scala guarda più a tematiche e riforme di area Centrodestra. L’ira di Socialisti e TheLEFT (di cui fanno parte AVS e M5s) nasce proprio da questo presunto spostamento verso destra della coalizione Von der Leyen: il voto in commissione per la vicepremier spagnola ha visto l’ok di PPE, socialisti, Renew, Verdi e Sinistra; per Fitto invece l’ok è giunto da PPE, socialisti, Renew, ECR, Patrioti e Sovranisti, con TheLEFT che ha invece votato contro.

La divisione è insomma plastica e netta ma gli allegati di distinguo presentati dai popolari e dai socialisti non hanno valore vincolante e non hanno impedito il via libera finale delle rispettive commissioni: i vicepresidenti esecutivi erano e restano i 6 sopra detti, ma dopo il voto finale della Commissione Ue tra una settimana il lavoro da compiere per Von der Leyen non sarà da poco. Le relazioni di minoranza interna a PPE e S&D mostrano il vero volto di una Commissione dilaniata al suo interno e che si dovrà confrontare su temi enormi, dalle guerre alle politiche economiche fino a immigrazione e rapporti con Usa e NATO. La centralità dell’Italia richiamata da Giorgia Meloni con il braccio di ferro vinto su Fitto è un tema, ma a preoccupare Von der Leyen sono più che altro le altrui debolezze dei Governi “chiave” per la guida europea: Germania ad elezioni in febbraio, Francia senza vera maggioranza, Spagna travolta dal caso alluvione.