Come sbiadiscono in fretta certe foto… Quella del “campo largo” ieri è ingiallita alla velocità della luce. Solo una manciata di minuti ha separato l’immagine di tutti i leader dell’opposizione schierati davanti alla Corte di Cassazione per il deposito delle firme per il referendum contro l’autonomia differenziata dal patatrac sulla Rai nelle aule parlamentari. Tutti uniti davanti al Palazzaccio, Aventino del Pd (con Italia viva e Azione) nelle votazioni per i quattro componenti del Cda di Viale Mazzini che Camera e Senato devono indicare.



Il fatto clamoroso è che sulla Rai il centrodestra aveva mostrato crepe profonde, con un braccio di ferro durato tutta l’estate, per poi concludersi con lo stesso schema del principio, designazione alla presidenza per Simona Agnes in quota Forza Italia, Giampaolo Rossi amministratore delegato, con un consigliere per la Lega ed uno per Fratelli d’Italia. Il campo largo ha fatto di molto peggio: si è diviso, e non si è ricomposto. Resta tutto da vedere, infatti, se la scelta di non partecipare alle nomine da parte della Schlein sia la più produttiva sulla via della riforma di una legge sulla governance della Rai che venne imposta sulle punte delle lance proprio dal Pd. Certo, era Renzi a menare le danze, ma è innegabile che i democratici finiscano ancora una volta per contraddire se stessi, proprio come sull’autonomia differenziata, riforma costituzionale voluta dal solo centrosinistra nel 2001.



Il guaio per Schlein è non essere riuscita a imporre la linea aventiniana al resto dell’opposizione: i 5 Stelle e il gruppo di Alleanza Verdi Sinistra, salutati gli amici Pd davanti alla Cassazione, si sono precipitati in aula per votare. O, meglio, per accaparrarsi i due posti rimanenti nel Cda di Viale Mazzini. Per la disperazione dell’esercito di dirigenti, funzionari e giornalisti che al Pd fanno riferimento. Molti vengono segnalati dal sismografo dei corridoi già in avvicinamento ai due neoeletti consiglieri Natale e Di Majo (per quest’ultimo una conferma).

Conta poco che la scelta sia stata nobilitata con la giustificazione che non si poteva lasciare sguarnita la rappresentanza dell’opposizione. La questione è di potere (mediatico), e lo sanno tutti. Anche il forcing della presidente della Commissione parlamentare di vigilanza, la pentastellata Floridia, per mettere all’ordine del giorno una legge che riformi una governance Rai è una foglia di fico. M5s e Avs si sono seduti a tavola con la maggioranza, mandano in frantumi il tavolo delle opposizioni. La sentenza senza appello l’ha formulata il verde Bonelli: “Il campo largo non esiste”.



Il fatto è che che non c’è tema su cui da Renzi a Fratoianni si registri sintonia. Ucraina, Palestina, rifinanziamento delle missioni all’estero, candidature alle regionali, su ogni partita si registrano distinguo e distanze. Emblematico il caso della mancata firma di Conte sotto la richiesta di referendum sulla cittadinanza, tema in apparenza facile.

E pure sulla Rai la frattura potrebbe persino finire per ampliarsi: a oggi Agnes non dispone dei voti necessari per essere confermata presidente dalla Vigilanza, ne mancano almeno due. M5s e Avs sono oggetto di un pressing Pd perché non partecipino al voto per far finire la situazione in stallo. A parole i due partiti invocano un presidente di garanzia, non ritenendo tale la designata Agnes. Da da qui a due settimane, quando si voterà, tutto può succedere. Ad esempio che vi sia una spartizione delle poltrone in cui i nomi indicati da pentastellati e sinistra finiscano per sostituire in buona parte quelli di area Pd, in cambio dei voti mancanti. Un’operazione che può essere agevolata dal fatto che il voto sarà logicamente segreto, non palese. Già si parla dell’ex direttore del Tg1 Giuseppe Carboni (indicato da M5s e oggi a capo di Rai Parlamento) alla guida di RaiNews. E questo è solo un esempio fra tanti di cui si sparla in queste giornate fra Viale Mazzini e Saxa Rubra.

Se il (fragile) muro delle opposizioni dovesse cedere del tutto e la Agnes avere i voti per diventare presidente, il problema politico sarebbe tutto per Elly Schlein. La sua costruzione del campo largo dovrebbe ricominciare praticamente da zero. Come una tela di Penelope.

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