«Diciamo le cose come stanno: siamo di fronte a un atto di prepotenza politica. Con i partiti che pervicacemente impongono cambi alla guida di reti e testate. Ovviamente non è un giudizio sui nomi, tutti professionisti di indiscusso valore. Ma sul metodo». È quanto denuncia, in una nota, l’Esecutivo Usigrai. «Questa – proseguono i rappresentanti dei giornalisti del servizio pubblico – è l’ennesima prova che “fuori i partiti dalla Rai” è lo slogan ufficiale di chi siede all’opposizione. Poi, non appena andati al governo, muta in “serve un riequilibrio”: ovvero, ora tocca a noi occupare. In attesa del prossimo giro».



Questa la presa di posizione del sindacato dei giornalisti Rai, da sempre orientato a sinistra. Sempre da sinistra, l’ex-Ulivo ora Pd Michele Anzaldi, Segretario della Commissione di Vigilanza Rai, il giorno prima del Cda Rai ha sparato a palle incatenate contro una Rai incapace di sanzionare il direttore del TG2 Sangiuliano (in quota Lega) per i suoi presunti errori sul pluralismo e che indica Mario Orfeo (renziano doc) al TG3 invece che al TG1.



Per chi conosce bene le cinghie di trasmissione tra l’azienda di servizio pubblico e la politica, non c’è da sorprendersi per questi atteggiamenti, che a Napoli vengono definiti “chiagni e fotti”, perché intanto Pd, 5Stelle e Italia viva si sono “magnati tutto il cucuzzaro” come invece si dice a Roma. Quindi TG3 a Orfeo, RaiTre a Franco Di Mare in quota 5Stelle anche se lui nega, Angelo Teodoli da sempre ritenuto in quota Pd, mentre lui si definisce semplice aziendalista, nominato AD di Rai Com, dove entra in consiglio Silvia Calandrelli che ha dovuto lasciare il posto a Di Mare. Conserva la carica di Direttore di Rai Cultura oltre che la sua immancabile presenza nei salotti e sulle terrazze del Pd. Altra new entry invece come consigliere di Rai Cinema è quella di Elena Capparelli, direttrice dell’area Digital, grande amica del senatore Zanda, attuale tesoriere del Pd. La grillina Paterniti passa dal TG3 alla direzione del coordinamento News, che non si è mai capito se possa avere un reale futuro, dopo l’abbandono di Verdelli per l’impossibilità di farla funzionare davvero.



Qualche briciolina anche per l’onnipresente Udc, che in Rai rosicchia sempre qualcosa: diventa consigliere di RaiCom il super protetto di Casini Roberto Sergio, piazzato sempre in diversi enti di Stato, e ora direttore di Radio Rai.

Che dire, si tratta di professionisti tutti (chi più chi meno) competenti, e tutti con i loro santi nel paradiso della politica. Ma sembra proprio che in Rai nonostante gli strilli dell’Usigrai, non si conosca altro metodo di scelta, secondo la modalità gattopardiana del “tutto cambi perché nulla cambi”.

La cinghia di trasmissione con il palazzo è confermata dagli analisti che già preconizzano un Governo ricompattato grazie alla soddisfacente spartizione di poltrone alla Rai.

Ma potrebbe essere l’ultimo ballo sul Titanic che si è già scontrato con l’iceberg del Covid-19. Che pena.