L’AUTUNNO “BOLLENTE” PER IL GOVERNO MELONI SUL FRONTE UE: TRA NOMINE E PNRR

Se già la nomina di Ursula Von der Leyen ha aperto diverse tensioni nella maggioranza del Governo Meloni, l’autunno caldo che si apre davanti con le altre nomine Ue sarà un altro importante banco di prova della tenuta del Centrodestra. Al netto infatti delle ricostruzioni e dei retroscena che davano Forza Italia, Lega e FdI in lite su praticamente tutti i dossier più importanti, sia Meloni che lo stesso leader leghista Matteo Salvini hanno invece ribadito pubblicamente che di “casi” interni al Governo non ve ne sono e che anzi, «la sinistra dovrà arrendersi al fatto che andremo uniti fino al 2027».



Restano però i temi importanti sui quali la ripresa dopo la pausa estiva inizierà un rapidissimo “countdown” verso fine anno: dalla Manovra alle Regionali, passando per le nomine Ue a chiusura della prossima Commissione Europea. La scelta del commissario italiano che il Governo Meloni presenterà in Europa potrebbe portare ad un rimpasto della maggioranza e lì si che qualche tensione potrebbe nascere tra le varie componenti: il nome forte infatti resta quello dell’attuale Ministro per il PNRR Raffaele Fitto, che si gioca con Elisabetta Belloni la possibilità di un ruolo nel prossimo Governo Von der Leyen. Se prevalesse la logica sul Ministro, il rimpasto potrebbe scattare con a quel punto in bilico anche le caselle di Turismo (dopo le indagini su Santanché) e Cultura (per le turbolenze sul Ministro Sangiuliano). Meloni potrebbe però evitare scossoni, implementando le deleghe PNRR a sé o al sottosegretario Mantovano, secondo i retroscena apparsi nelle scorse ore su “Quotidiano.net” e “Corriere della Sera”. La scadenza per le nomine Ue è imposta al 30 agosto, lì si avranno le “rose” dei nomi dai vari Stati membri e molto si saprà circa le eventuali ricadute sul Governo Meloni e, da non sottovalutare, anche l’eventualità di un risettaggio sul dossier PNRR sempre che Fitto realmente sia il nome del commissario italiano poi scelto in Ue.



GLI ALTRI DOSSIER DEL GOVERNO MELONI DOPO LA PAUSA: MANOVRA, RAI E…

Altra scadenza non da poco è invece quella del 27 settembre 2024, quando cioè il Governo Meloni dovrà presentare a Bruxelles la NADEF, la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza presentato in primavera: dentro la NADEF come da tradizione si erge lo schema della Manovra di Bilancio per il prossimo anno, molto attesa in quanto la prima dopo il reinserimento attivo del nuovo Patto di Stabilità Ue. Dalle anticipazioni emerse finora, la tenuta dei conti e la crescita oltre aspettative del PIL dovrebbe tenere al riparo l’Italia da gravi problemi di reperimento fondi o peggio di manovre “una tantum” per recuperare risorse.



Nel consueto autunno caldo che provoca però sempre la Manovra di Bilancio, si insinuano per la maggioranza i “nodi” delle Elezioni Regionali e la “bolla” della Rai, oltre alla vicenda già in essere sulle concessioni balneari in una tris di voti tra ottobre e novembre (da capire se verrà deciso l’election day unico, ndr) tornano alle urne le Regioni Umbria, Emilia Romagna e Liguria dopo il caso Toti. Con un 2-1 di partenza dei Governatori di Centrodestra rispetto al “campo largo”, Meloni può temere un “cappotto” 0-3 che porterebbe qualche malumore anche se non dovrebbe in teoria stravolgere molto gli equilibri interni del Governo. Il fronte Rai qualche spaccatura l’ha già provocata, con Meloni che punta ad unico ad – ovvero Giampaolo Rossi, lasciando come presidente Roberto Segio, mentre Forza Italia vorrebbe puntare su Simona Agnes per la presidenza (mentre la Lega la vorrebbe mantenere alla gestione del Day Time Rai, o al massimo direttore generale.

È evidente però che un Governo non si spezza sulla mera, sebbene caotica, vicenda del servizio pubblico: piuttosto, importante sarà l’evoluzione della raccolta firme della sinistra contro la legge sull’Autonomia differenziata: sarà a quel punto la Consulta (che tra settembre e dicembre avrà bisogno di tre nuove nomine visti i pensionamenti) a dover pronunciarsi sulla legittimità costituzionale o meno dei vari ricorsi delle Regioni di Centrosinistra che puntano ad un referendum abrogativo della legge Calderoli.