I predestinati hanno sempre una storia che parte da lontano. Ogni passaggio della loro vita pare scritto apposta per giustificare cosa avverrà dopo. Nulla può mettersi tra loro ed il loro destino. Neppure le sconfitte, men che meno gli errori. Contro costoro, a nome del popolo, Giorgia Meloni si è definita una underdog, una che non doveva farcela. Al pari di ogni eroina che vede la sua storia come il compimento di un destino alto, ha bisogno di nemici che siano ai suoi antipodi. Ed oggi ne ha uno davanti. Da un lato lei, dall’altro Enrico Letta, che ha tutto per essere la sua antitesi. Colto per studi, alto per natali, di ottime frequentazioni giovanili e familiari, ha un temperamento pubblico affabile ed ha solcato i mari dell’establishment fin da ragazzino. Cooptato da Prodi, leader dei giovani popolari europei (Ppe), ha poi guidato il Pd ed il Paese per un breve stagione, per tornare agli amati studi francesi. Nel mentre la Meloni, anche lei cooptata da Fini e giovanissima ministro, ha attraversato il deserto del consenso inesistente fino a diventare – dopo una per nulla casuale permanenza all’opposizione del Governo Draghi – leader di maggioranza e di governo.
Ora i loro nomi si incrociano in Europa. Letta italiano e socialista, o meglio in loro quota, vede la sua traiettoria intersecare quella del Consiglio Europeo, così come la sua parabola lo ha portato dai giovani popolari al Governo ed alla guida del Paese. Nel mentre ha frequentato ogni salotto o consesso accademico in cui chi si siede sa che sta lì perché ci deve essere. Mentre Giorgia Meloni annaspa fuori dall’uscio della Commissione, inventandosi ogni mossa per proteggere se stessa ed il suo governo provando a nominare un suo fidato alla guida di qualche direzione generale della Commissione come vicepresidente. Fosse per i colleghi europei, la terrebbero fuori. Ma la prossima Commissione si occuperà di guerre (Ucraina e Israele) e di nemici o ex amici (Russia e Cina), temi che interessano tanto anche agli Stati Uniti, che vedono in Giorgia un’affidabile e ascoltante alleata.
Perciò le sirene americane potrebbero far leva sui politici europei – a cui la Meloni è invisa, perché prima di andare al governo li additava ogni giorno – per farla salire a bordo. E così lei, la sottostimata popolana eroina del popolo, si ritroverebbe in maggioranza in Europa, dove c’è chi conta, con Enrico Letta. Uno che sa dove si deve stare ed un’altra che ci è arrivata dopo un lungo giro. E pare chiaro che i loro percorsi non siano altro che uno speculare inseguirsi per raggiungere lo stesso scopo con gli stessi obbiettivi, contare in Europa e far parte del cerchio che governa.
Ora, se l’eroina ed il suo antieroe si ritroveranno assieme, come in ogni fumetto che si rispetti, dovranno avere la capacità di capire il perché il destino li ha uniti… In genere i due opposti si fondono per combattere un nemico comune molto più forte di loro. Che oggi ha un nome chiaro ed è il rischio del debito eccessivo e dell’inevitabile stagione di revisione delle politiche di spesa che l’Italia dovrà affrontare. Se i due sapranno agire uniti, forse le loro doti potranno essere utili al Paese. Ma se uno avrà la tentazione di far fuori l’altro, usando o il potere europeo contro la nemica presidente, o il potere del popolo sovrano contro il burocrate europeo, verremo sopraffatti.
Quella che ci attende è una stagione delicata, dopo gli scialacqui del PNRR, del superbonus e del reddito di cittadinanza, e metterci al riparo non sarà semplice. A meno che loro, i nostri antitetici supereroi europei, non raggiungano i loro obbiettivi e non decidano di collaborare. Almeno in Europa.
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