METSOLA: “NOMINE SUI TOP JOBS GIÀ NELLA NOTTE”. MA L’ITALIA NON HA DECISO…

Stando a quanto ripetuto questo pomeriggio dalla Presidente uscente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, le nomine sui “Top Jobs” Ue porterebbero l’accordo su Von der Leyen-Costa-Kallas già chiuso entro questa prima notte di Consiglio Ue. Da Bruxelles i leader degli Stati Membri sono quasi tutti unanimi, tranne l’Italia di Meloni e l’insolita coppia Orban-Fico che denunciano i vertici europei per aver tradito il voto delle Europee lavorando in “segreto” nelle sale del potere della Commissione Europea. Se però di Ungheria e Slovacchia il board Ue non sembra dare grande peso, è sul ruolo dell’unico Governo in crescita costante nel gradimento europeo che si stanno muovendo diversi “attori” nei vari gruppi Ue, su tutti il Partito Popolare.



«E’ un malinteso: a volte servono delle piattaforme politiche specifiche per agevolare il processo, la posizione comune dei tre maggiori gruppi serve a facilitare il processo. La decisione spetta al Consiglio Europeo. Non c’è Europa senza Italia, non c’è decisione senza Giorgia Meloni. Per me è ovvio», così il negoziatore polacco Donald Tusk, Premier e membro stabile del PPE, seguendo quanto già stamane sottolineavano Tajani e Weber. Il voto sulle nomine Ue ancora non è stato programmato anche perché l’Italia vorrebbe cercare di “spacchettare” i Top Jobs per poter distinguere il proprio consenso: secondo fonti di Governo riportatate dal “Corriere della Sera”, Palazzo Chigi vorrebbe votare Sì a Von der Leyen, bocciando invece il socialista Costa e la liberale di Renew Kallas. Il neo segretario della NATO, nonché Premier uscente olandese Mark Rutte, ribadisce come l’Italia dovrà essere ben rappresentata nella nuova Commissione Ue anche se «l’Ecr non è stato coinvolto in questa trattativa perché molti nella coalizione di maggioranza tra popolari, liberali e socialisti pensano che i Conservatori non possano farne parte». Arrivando a Bruxelles è invece caustico il giudizio del premier Orban in quanto il valzer di nomine sui Top Jobs è quanto di più lontano dall’espressione democratica del voto in Ue: «Gli elettori europei sono stati ingannati. Il Partito popolare europeo ha formato una coalizione di bugie con la sinistra e i liberali. Non sosteniamo questo accordo vergognoso!», hai scritto il n.1 ungherese su X.



OGGI E DOMANI CONSIGLIO EUROPEO SULLE NOMINE UE: LE APERTURE DEL PPE ALL’ITALIA

Oggi e domani Bruxelles accoglie i 27 leader europei per il primo Consiglio Europeo post-Elezioni: si tratta della prima effettiva riunione formale dove potrebbe uscire la terna dei “Top Jobs” sulle nomine Ue verso la prossima Commissione Europea, oltre alle presidente dell’EuCo e dell’Alto Rappresentante per la Politica Estera. Da giorni ormai andiamo ripetendo come la terza scelta dall’accordo “segreto” PPE-S&D-Renew vede Ursula Von der Leyen riconfermata alla guida della Commissione, il portoghese socialista Antonio Costa per il Consiglio Europeo e la Premier estone Kaja Kallas per il ruolo di leader della politica estera europea.



Ad oggi, sono Italia con Meloni, Ungheria con Orban e Slovacchia con Fico ad opporsi alle nomine Ue per i principali “Top Jobs”, lamentando una distanza netta tra le trattative Ue e i risultati delle Elezioni Europee: come ha spiegato ieri in Parlamento nelle sue comunicazioni verso il Consiglio Ue la Premier italiana, la democrazia è stata accantonata in quanto le consultazioni sulle nomine è avvenuta (e si è spartita di conseguenze le cariche) non tra i primi tre partiti più votati alle urne, ma con la presenza di Renew di Macron tutt’altro che vincenti alle urne. I Conservatori di Meloni sono infatti per numero di seggi eletti il terzo gruppo in Parlamento Ue eppure sono stati esclusi dalla trattativa, con l’Italia in generale poco considerata nelle dinamiche delle nomine Ue.

Per tutti questi motivi il Partito Popolare Europeo stamane, grazie alla mediazione del vicepremier Antonio Tajani, ha espresso pubblicamente la necessità di includere nelle trattative il Governo Meloni: secondo il presidente dei popolari Manfred Weber, «L’Italia è un Paese del G7, leader nell’Unione europea. Apprezzo molto tutto il contributo del governo sotto la guida di Antonio Tajani e Giorgia Meloni ed è per questo che ritengo fondamentale per l’Ue che vi sia un processo inclusivo sulle nomine europee che tenga conto anche degli interessi italiani». Durante il vertice preliminare al Consiglio Ue del PPE a Bruxelles, è lo stesso Tajani a chiarire come le nomine Ue sui “Top Jobs” possono essere accettabili ma senza alcuna inclusione dei Verdi, semmai occorre un’apertura ai conservatori di Meloni: «Non c’è ancora alcuna decisione sul voto dell’Italia sui top jobs Ue, le trattative devono ancora iniziare». Dal PPE arrivano poi visioni tutt’altro che univoche sulla nomina del socialista Costa al Consiglio Ue per i prossimi 5 anni, ragion per cui lo “schema Von der Leyen” sembra tutt’altro che blindato in vista dell’EuCo al via oggi e domani.

SCONTRO ITALIA-FRANCIA SU DELEGHE COMMISSARI UE: LE NOMINE RICHIESTE

Nelle sue repliche ieri alla Camera, la Premier Giorgia Meloni ha risposto alle critiche delle opposizioni sulla posizione dell’Italia in merito alle nomine Ue delle prossime settimane: «Sulla maggioranza vedremo in corso di legislatura: si materializza non distribuendo degli incarichi e cercando di sommare delle debolezze, si materializza in Parlamento, mettersi d’accordo sui top jobs non vuol dire avere una maggioranza e sicuramente non vuol dire avere avere una maggioranza solida». Meloni chiede che l’Italia – leader G7, di importanza capitale per economia e manifattura dell’Unione, oltre che Governo più solido uscito dalle Elezioni Europee – abbia più rispetto nei consessi europei, a cominciare proprio dalle nomine verso la nuova Commissione Europea.

Palazzo Chigi contesta il metodo e il merito delle scelte sui “Top Jobs” e fa intuire che vi sarà battaglia fino all’ultimo: il metodo “dei caminetti” non è piaciuto affatto, ma la difficoltà della leader italiana è cercare di tenere assieme le ambizioni legittime dell’ECR (di cui è presidente) e al contempo del Governo italiano, dove fa parte anche Forza Italia aperta invece ai “Top Jobs” scanditi dalle nomine di Von der Leyen-Macron-Scholz. Con la Presidente del Consiglio si schiera intanto anche il Premier ungherese Orban, di recente ospite di Meloni a P. Chigi: «L’accordo che il Partito popolare europeo ha stretto con la Sinistra e i Liberali va contro tutto ciò su cui si fonda l’Ue. Invece dell’inclusione, si semina la divisione. Gli alti funzionari dell’Ue dovrebbero rappresentare tutti gli Stati membri, non solo la sinistra e i liberali».

Lo scontro tra Italia e resto dell’Ue non è però solo sulla spartizione delle nomine Ue nei vertici apicali: posto che il progetto di Centrodestra europeo sembra del tutto naufragato per precisa scelta del Partito Popolare (che ha deciso di continuare a dialogare con PSE e liberali), all’Italia resta di concordare una o più caselle chiave nella prossima Commissione Europea. Un vicepresidente e un ruolo su concorrenza, industria o migranti sono le richieste più o meno esplicitate da Roma: secondo il “Financial Times” sarebbe in questo senso in atto un nuovo scontro fra Meloni e Macron proprio per la “corsa” alle medesime deleghe. «Francia e Italia si contendono un posto di primo piano nell’economia della prossima Commissione Ue, una lotta acuita dall’astio personale tra i leader dei due Paesi», scrive il quotidiano UK citando fonti vicine al Consiglio Ue. Nello specifico, Eliseo e P. Chigi sarebbero ancora ai ferri corti in quanto «entrambi sono in lizza per lo stesso premio: un potente vicepresidente della Commissione responsabile della politica commerciale, della concorrenza e della politica industriale».