Sono tanti i farmaci di cui si sta parlando in questi giorni di emergenza coronavirus. Da quelli usati per altre terapie che si stanno rivelando efficaci contro il Covid-19 a quelli disponibili solo all’interno di sperimentazioni cliniche. Per questo l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) insieme alla Commissione tecnico-scientifica (CTS) fa chiarezza pubblicando le schede informative sui farmaci usati per l’emergenza Covid-19 e le relative modalità di prescrizione. Le schede riportano chiaramente le prove di efficacia e sicurezza che sono attualmente disponibili, le interazioni e le modalità di uso raccomandabili nei pazienti contagiati. Inoltre, vengono individuati i farmaci per cui è bene che l’uso rimanga all’interno di sperimentazioni cliniche controllate. Ma parla anche di nuove evidenze che impongono alcune modifiche rispetto alle decisioni assunte poche settimane fa: ad esempio, ora si ritiene opportuno non raccomandare l’associazione di idrossiclorochina e lopinavir/ritonavir o darunavir/cobicistat.
AIFA “NON ASSOCIARE IDROSSICLOROCHINA E LOPINAVIR”
Dall’analisi delle schede in questione emerge che lopinavir/ritonavir «non ha dimostrato un beneficio clinico rispetto alla usual care» nei pazienti con un quadro clinico grave e instabile. Per gli altri pazienti «non esistono dati consistenti che possano confermare o confutare l’efficacia e il rapporto rischio/beneficio del farmaco». Per Aifa, dunque, allo stato attuale delle conoscenze, non è consigliabile l’associazione di lopinavir/ritonavir con idrossiclorochina (Plaquenil) e/o né l’eventuale ulteriore aggiunta di azitromicina. «Ciò è sostenuto dai dati di sicurezza attualmente disponibili che richiamano ulteriormente alla cautela in caso di associazione con farmaci che potrebbero potenziarne la tossicità in assenza di chiare evidenze di un miglioramento dell’efficacia a seguito della combinazione». Inoltre, evidenzia che «non esiste alcuna prova che l’ulteriore aggiunta di antibiotici (es. azitromicina) sia sicura e che migliori l’evoluzione della malattia». Visto che l’uso terapeutico dell’idrossiclorochina sta entrando nella pratica clinica sulla base di evidenze incomplete, Aifa ritiene «urgente uno studio randomizzato che ne valuti l’efficacia clinica».