Una vera unità nazionale, una concordia non solo politica ma culturale, è possibile ottenerla in Italia ma solo nel giorno in cui la destra non verrà più demonizzata in quanto semplicemente “colpevole” ancestralmente di razzismo, fascismo, odio e quanto più di deplorevole si possa pensare. La pensa così Claudio Risé, psichiatra e scrittore, nel suo “Sguardo Selvatico” della domenica sul quotidiano “La Verità”. Il Governo Draghi appena formatosi è lo “spunto” per trarre un’analisi che va ben oltre la politica ma che racchiude il senso di una cultura sociale che procede dalla Seconda Guerra Mondiale fino ad oggi.



«Gli italiani in politica dopo essersene detti di tutto e pensato il peggio degli “altri” stanno forse provando a mettersi insieme e a fare un governo votato da tutti, o quasi», scrive Risé dando un beneficio di speranza al neo-nato Governo Draghi, con i dovuti distinguo («anche se con questa lista dei Ministri non so…»). Secondo lo psichiatra il problema è legato ad una lettura “di sinistra” della situazione italiana che vede prevalere da sempre la visione di Umberto Eco e Giorgio Bocca contro la cultura di destra, identificata in quel “fascismo eterno” in base al quale «è fascismo ciò che si decide che lo sia, dalle leggende del Graal alle poesie di Ezra Pound, universalmente riconosciuto come uno dei maggiori poeti del Novecento».



LA SINISTRA, L’ODIO E L’UNITÀ

Non ci sarà una vera unità se il Governo Draghi e quelli a venire riusciranno a interrompere quella «conventio ax excludendum» contro la destra: «Il governo Draghi per far davvero ripartire l’Italia dovrà liberarla dalle tossine partitiche e dalle loro sinistre maschere, ripresentatesi an- che in questo drammatico passaggio con la personalizzazione del confronto e l’arroganza dei veti, perfino in un governo di unità nazionale», conclude Risé. Ne è un esempio minimo ma significativo la polemica social delle ultime ore relative al tweet di Emanuele Felice, economista e responsabile dell’Economia del Partito Democratico: «Posso dirlo? Le battute e le vignette che circolano sull’altezza di Brunetta le trovo insopportabili. E, francamente, di destra».



Alle mille polemiche generate, con risposte anche di eminenti professori e protagonisti della politica pure a sinistra, Felice replica che «Discriminare una persona per cose di cui non ha colpa è l’essenza della destra. E il contrario della sinistra. Da quando esistono destra e sinistra». Un partito e una cultura democratica che aborrisce l’odio ma che poi se ne ritrova “immischiata” dentro senza quasi accorgersene: anche di questo parla Risé, ribadendo come non potrà esserci vera concordia nazionale se non la si pianterà al più presto con questi processi di demonizzazione per cui la propria parte è sempre “buona e giusta” e quella avversaria è inevitabilmente “cattiva e scorretto”. O meglio, “di destra”.