Su Rete 4, sabato 23 dicembre va in onda un grande classico italiano, ovvero Non ci resta che piangere. Si tratta di un film del 1984, di genere commedia e fantastico. È stato distribuito dalla Cecchi Gori Group e dalla CEIAD, con fotografia di Giuseppe Rotunno, montaggio di Nino Baragli, musiche di Pino Donaggio e scenografia di Francesco Frigeri. Del soggetto, della sceneggiatura e della regia se ne sono occupati Massimo Troisi e Roberto Benigni, che sono stati anche i protagonisti della pellicola. Il napoletano Troisi è diventato famoso in televisione grazie alla Smorfia e ha preso parte a tredici film, tra i quali spiccano Ricomincio da tre, Non ci resta che piangere, Pensavo fosse amore… invece era un calesse e Il postino, con il quale sfiorò l’Oscar postumo. L’aretino Benigni si è invece aggiudicato l’ambita statuetta come miglior attore protagonista per La vita è bella, autentico capolavoro della sua brillante carriera. Nel cast anche Amanda Sandrelli, Iris Peynado e Paolo Bonacelli.



Non ci resta che piangere: ecco dove sono state girate le scene più famose

Il titolo del film – Non ci resta che piangere – nasce da una lettera di Francesco Petrarca, che cita così: “Non tutto in terra è stato sepolto: vive l’amor, vive il dolore; ci è negato veder il volto regale, perciò non ci resta che piangere e ricordare”. La scena della dogana è stata girata molte volte perché Troisi e Benigni non riuscivano a rimanere seri. A proposito dei due attori, si sa anche che hanno girato troppe scene e alla fine del film ne hanno dovute tagliare molte: alcune di queste sono state girate nell’ospedale Brancaccio mentre la scena iconica della dogana è stata girata a Paliano, all’interno della riserva naturale La Selva.



Non ci resta che piangere è stato l’unico girato insieme dalla coppia di attori e ha incassato 15 miliardi di lire e fu il maggior successo italiano di quell’anno. Dal titolo fu tratto un omonimo romanzo che ha riscosso ottimi risultati e ha ricalcato i punti salienti. La critica dell’epoca si divise sul risultato finale della pellicola: c’è chi ne lodò le doti attoriali, ma anche chi non fu particolarmente d’accordo sull’elogiare la regia e la sceneggiatura. Più di tutto, fu criticata la scelta di Troisi e Benigni di dirigersi da soli, senza avere una figura solida alle spalle: questa decisione li mise in cattiva luce di fronte ai critici più conformisti, che la trovarono un’alternativa di dubbio gusto.



Non ci resta che piangere: la trama

Nella trama di Non ci resta che piangere ci troviamo nelle campagne toscane, con il bidello Mario e l’insegnante Saverio. I due, molto amici, sono in macchina davanti ad un passaggio a livello, in attesa che il passi il treno e che la sbarra si rialzi, ma la situazione rimane ferma così per troppo tempo e i due decidono di infilarsi in una stradina di campagna. Saverio è molto preoccupato per sua sorella, che è in depressione per la sua recente rottura con un ragazzo americano. All’improvviso, la macchina si guasta ed i due decidono di fermarsi in una locanda. Tutto inizia a mutare attorno a loro: appare un calamaio e nella loro camera c’è un uomo che dorme. Al mattino, l’uomo che è con loro urina fuori dalla finestra: loro ne sono molto divertiti, ma un istante dopo l’uomo viene ucciso con una freccia e Mario e Saverio rimangono sbalorditi, la scena per loro è incomprensibile. Si trovano improvvisamente catapultati nella Toscana del 1492.

Non ci credono, pensano a un grande scherzo, e invece quella è la nuova realtà che li circonda. Sono rassegnati alla triste verità e si fanno ospitare da Vitellozzo, il fratello dell’uomo che è stato ucciso. C’è una bruttissima faida che attanaglia tutti, con un tale di nome Giuliano Del Capecchio. In quel contesto abbastanza arretrato iniziano ad accadere dei eventi tragici. Saverio è affascinato da quell’ambiente e si abitua con facilità alla nuova vita, mentre Mario ne è devastato e non riesce a capacitarsi di quella terribile situazione. Dopo qualche giorno, Mario in chiesa incontra la giovanissima Pia e se ne invaghisce. Lei è una giovane che appartiene a una ricca famiglia toscana. Da Girolamo Savonarola a Cristoforo Colombo, passando per Leonardo da Vinci, i due incontrano personaggi celebri della storia italiana.