Cosa fare se due pazienti finiscono insieme in fin di vita in ospedale? Una scelta difficile, che i medici rischiano di doversi trovare a fare a causa dell’impennata di contagi. In Germania è sul tema si è espressa la Corte costituzionale, sollecitando il Parlamento a dare disposizioni per fornire indicazioni di questo tipo. Il legislatore deve individuare subito le regole, che devono essere adeguate in modo tale che in una situazione tra la vita e la morte il personale medico possa decidere rapidamente chi debba essere trattato o meno. Ma nella decisione dovrà valere il principio del cosiddetto “controllo reciproco”, quindi devono essere coinvolti i colleghi affinché la decisione sia collegiale. Dovranno essere allora valutate solo le probabilità concrete di sopravvivenza a breve termine.
Nella fattispecie, la Corte di Karlsruhe ha accolto il ricorso di 9 persone con disabilità che ritenevano in pericolo il loro diritto di accesso alle cure in caso di scelta del paziente da salvare, in assenza di posti sufficienti in terapia intensiva. Dunque, la Corte costituzionale in Germania ha riconosciuto che c’è un «vuoto legislativo» da riempire «in modo tempestivo» con una legge che protegga il diritto dei disabili a ricevere cure adeguate in vista della nuova ondata pandemica. «Il legislatore è obbligato ad adottare disposizioni efficaci per garantire che nessuno venga svantaggiato a causa della propria disabilità in caso di triage», scrivono i giudici nel comunicato ufficiale.
COVID GERMANIA, IL NODO DEI CRITERI DEL TRIAGE
La Corte costituzionale in Germania ha riconosciuto l’esistenza del «rischio che le persone con disabilità in una situazione di triage siano svantaggiate nell’assegnazione di risorse per trattamenti medici intensivi». Quindi, si violerebbe il diritto alla salute tutelato dall’articolo 3, paragrafo 3 della Costituzione tedesca. In sostanza, nessuno può essere svantaggiato a causa della sua disabilità, anzi durante la pandemia le persone con handicap corrono un rischio maggiore di infezione, soprattutto quando la loro sussistenza dipende da terzi. Inoltre, corrono un rischio più alto di incorrere in un decorso grave del Covid. Il nodo riguarda le indicazioni dell’Associazione tedesca dei medici di terapia intensiva e d’urgenza (Divi), secondo cui il criterio di scelta in caso di triage dipende dalla valutazione della “fragilità” dei pazienti.
Quindi, chi ha più diritto di vivere? Tutti o chi ha un’aspettativa di vita più alta? Da qui il timore dei ricorrenti: le loro minori chance di sopravvivenza per patologie pregresse potrebbero penalizzarli nell’accesso alle cure. I curatori delle direttive Divi, dopo la decisione della Corte costituzionale, hanno ribadito che secondo i loro criteri nessuno verrebbe escluso dall’assistenza solo in ragione di età, malattie pregresse o inabilità, ma che la scelta sarebbe presa solo dopo una valutazione oggettiva, quindi tenendo conto delle chances di sopravvivenza. In ogni caso, la stessa Divi aveva già richiesto una legge che regolamentasse, con certezza, l’intervento.