Camille EidNon mi auguro il bombardamento di Tel Aviv. Mi è partito il freno. Le parole sono pietre, ma ora bisogna tornare al ragionamento. Premetto che, se la situazione al confine fra Gaza e Israele perdura, è colpa di ambo le parti, non di una sola. Sono contrario a tutti i fondamentalismi, in particolare a quello islamico”.



Il giornalista ha poi precisato che “Gaza, assediata, è chiusa anche dall’Egitto sul valico di Rafah. È l’esasperazione a portare la popolazione a scelte estreme come il lancio di razzi. Ricordo che anche Giulio Andreotti dichiarò che sarebbe diventato terrorista se fosse nato in un campo profughi. Inoltre, io non sono affatto antisemita. Ho studiato l’ebraico per passione, ho molti amici ebrei libanesi. Ma non posso lasciare all’Iran – e ai movimenti che ispira – la gestione della questione palestinese. È così che Hamas, priva di ogni sostegno, ottiene finanziamenti da Teheran”.



CAMILLE EID: “CHOCCATO DALLE VITTIME A GAZA”

Camille Eid ha quindi puntualizzato sulle colonne di “Libero” che “la mia solidarietà con il popolo palestinese riguarda il loro diritto a una patria. Come libanese, cristiano, ho ancora 350mila palestinesi nel mio Paese d’origine che attendono di tornare. Un tempo il Libano poteva rappresentare un modello di convivenza islamo-cristiana e dare l’esempio in tutta la regione”. A livello di Stati europei, per ora “solo la Francia, insieme a Egitto e Giordania, ha lanciato un’iniziativa di pace. Per il resto, l’Europa procede con i piedi di piombo. E comunque, se Macron, con il suo peso politico, non è riuscito a influire sulla crisi libanese, mi pare che sia fuori dai giochi in tutto il Medio Oriente”. Eid si è poi detto “choccato” dalle vittime civili a Gaza e dalla sproporzione con le perdite umane nello Stato ebraico. “La mia reazione poco ponderata deriva dallo squilibrio informativo a favore di Israele. Condanno i lanci di razzi che uccidono gli israeliani, ma anche i pretesti per cui alle forze di difesa isreaeliane basta ordinare lo sgombero di un edificio per poi distruggerlo. È ovvio che colpendo strutture terroristiche si coinvolgono obiettivi civili. Fare piazza pulita crea altri terroristi”.

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