ALBERTO BRAMBILLA: “ECCO PERCHÈ NON SERVONO I MIGRANTI PER PAGARE LE PENSIONI”
Dal Pd al Presidente dell’INPS fino ai sindacati: la sinistra non da oggi ripete il “refrain” contro il Centrodestra in merito all’emergenza previdenza, “gli immigrati servono per pagare le pensioni nel presente e nel futuro”. Al netto della potenziale implicazione razzista di un concetto del genere, serve un esperto in materia come Alberto Brambilla – presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali – per smontare con tanto di dati specifici la “tesi” della sinistra. «È falso dire che senza gli stranieri non riusciamo a pagare le pensioni», lo spiega a “Il Giornale” e “La Verità” il professore impegnato da poco con Natale Forlani (ex Direttore generale della Direzione dell’Immigrazione presso il Ministero del Lavoro) in una ricerca proprio sul rapporto tra immigrazione e previdenza.
Nella chiacchierata di domenica scorsa con “Il Giornale” Brambilla illustra la ricerca partorita in risposta alle tesi della Fondazione Leone Moressa e di altri soggetti come la Caritas: «Ci siamo chiesti se è vero che, se non ci fossero gli extracomunitari, l’Inps non garantirebbe le pensioni. Questo non è vero perché dei 23 milioni e 300mila contribuenti reali dell’Inps gli stranieri sono meno di 3 milioni. Ma non solo. I redditi degli italiani sono abbastanza alti (vanno dai 18 ai 30mila euro), mentre tra gli stranieri il reddito medio è tra i 9mila e i 12mila e 700 euro». Ciò significa che proprio partendo dai conti dell’Inps risulta come i contributi degli stranieri non siano affatto 11 miliardi come viene sbandierato, bensì «al massimo 4-5 miliardi. Col metodo di calcolo contributivo, poi, risulta che i contributi sono un credito per gli stranieri e un debito per l’Inps. E, infine, esiste una convenzione internazionale che ci impone di trasferire questi soldi al Paese d’origine qualora gli stranieri, una volta andati in pensione, decidano di tornare nella loro patria».
MIGRANTI, ITALIANI IN POVERTÀ, DEMOGRAFIA: COSA HA DETTO IL PROF. BRAMBILLA
Quando poi il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico, attaccando il Governo Meloni, incalza dicendo che gli immigrati servono realmente per pagare le pensioni, ecco che dalle colonne de “La Verità” Alberto Brambilla risponde a tono: «pura ideologia. Su 23 milioni di lavoratori, gli immigrati sono 2,9 milioni», oltretutto «due immigrati su tre non lavorano». Citando i dati della demografia italiana, il Presidente di Itinerari Previdenziali rileva ancora: «la popolazione aumenterà di nuovo e si ringionvanirà. Saremo 4-5 milioni di meno ma forse vivremo meglio: nel 2045 gli attuali 400mila nati ogni anni che ci sembrano così pochi faranno di nuovo crescere la popolazione. Questa è come fosse un palloncino: non può gonfiarsi o sgonfiarsi più di tanto».
Il problema centrale delle pensioni è prima di tutto una questione di carenza lavoro: secondo Brambilla a mancare oggi non è tanto il lavoro ma proprio i lavoratori. Ebbene, più che guardare i numeri dell’ultimo Decreto Flussi (che ha regolarizzato 83750 extracomunitari per lavori regolari) il n.1 di Itinerari Previdenziali osserva le ultime affermazioni di Coldiretti e Confindustria: «hanno detto che se non troviamo 100mila persone che lavorino nei settori turismo e agricoltura, le relative filiere si fermeranno». È dunque un calcolo meramente matematico quello fatto da Alberto Brambilla: «da una nostra ricerca su dati Istat, emerge che in Italia gli individui in età da lavoro sono 36 milioni circa». Ebbene, quelli che lavorano non arrivano oggi a 23,3 milioni: dunque, chiosa Brambilla, «come è possibile che su 13 milioni di potenziali occupati non si trovino 100 mila persone che vadano a lavorare con un contratto peraltro regolare?». Ulteriore controprova arriva sui conti degli italiani in povertà “relativa” – quelli che arrivano alla terza settimana e poi soffrono carenze economiche – che arrivano fino a 8,6 milioni di italiani: in tutto però sono 14,3 milioni le persone che dicono di far fatica a mangiare o che non hanno i soldi per curarsi (molti di questi fanno la coda alla Caritas per mangiare). «Possibile che anche su 14,3 milioni non troviamo 90-100mila persone che vadano a lavorare? […] È pericoloso non capire questi numeri!». A “Il Giornale” Brambilla rileva in definitiva come i migranti, se ben selezionati, possono essere una vera opportunità: «L’Italia è il quinto Paese per accoglienza in Europa con oltre 7,3 milioni di extracomunitari. Bisogna guardare i numeri e non le ideologie. La verità è che, all’alba del 2030, l’Italia deve sapere chi e cosa vuole ed è necessario avere una pubblica amministrazione che funzioni. La nostra pubblica amministrazione, nel campo dell’accoglienza dei migranti, è un colabrodo. La sinistra, prima di riempirsi la bocca di tante belle parole, dovrebbe spiegare cosa ha realmente fatto per gli extracomunitari negli 11 anni in cui ha governato. La verità è che non ha fatto nulla».