Fausto Bertinotti, segretario del partito della rifondazione comunista dal 1994 al 2006, ha concesso un’intervista al quotidiano “La Verità”, pubblicata sull’edizione in edicola oggi, lunedì 4 aprile 2022. In primis, Bertinotti ha tracciato il quadro generale che accompagna la guerra in Ucraina, dicendo che Papa Francesco ha ragione: “Siamo a una terza guerra mondiale combattuta a pezzi. In Ucraina c’è un colpevole, ma non ci sono innocenti. La molla scatenante della guerra parla anch’essa della crisi della politica. C’è una logica di una potenza basata sul nazionalismo, una patria bandita come arma contro le altre patrie, il ritorno al passato. E questo mette in luce l’altro fallimento, di quello che pomposamente si chiama Occidente, dell’area atlantica: gli Usa sono stati protagonisti della globalizzazione, che ha aperto alla crisi della democrazia”.



L’unico grande protagonista sulla scena, secondo Fausto Bertinotti, è Papa Francesco: “Non vado a messa, non sono credente. Ho sempre guardato con grande interesse, però, all’esperienza del cattolicesimo che è imprescindibile, ovviamente, in Italia. Faccio parte di una generazione di militanti del movimento operaio che ancora ricordano quando Giovanni XXIII aprì la Chiesa al mondo con il Concilio. Bergoglio indubbiamente è oggi una delle rarissime voci autorevoli di pace nel mondo. E le sue encicliche parlano di una valorizzazione umana che è una critica all’economia esistente: non siamo obbligati, dice esplicitamente, a subire la dittatura del profitto”.



FAUSTO BERTINOTTI: “NON C’È UNA GUERRA GIUSTA”

Nel prosieguo della sua chiacchierata con i colleghi de “La Verità”, Fausto Bertinotti ha tenuto a precisare che non c’è una guerra giusta, non si prepara la pace con la guerra, la politica utilizza un codice imparato in tempo di Covid, ovvero imita il linguaggio degli esperti e si perde: “Non che non si possa parlare di armi, ma è questione di priorità – ha asserito l’ex presidente della Camera dei deputati –. Se la deterrenza sono le armi, usiamo la stessa logica di chi ha scatenato la guerra”.



La guerra è la sostituzione della politica, non certo la sua prosecuzione, perché è “sopraffare, vincere, distruggere. Il compromesso invece, quando si tratta di Stati, è un termine nobilissimo. Il problema è poi anche far sì che la guerra non possa tornare. E per questo ci vuole un’Europa davvero autonoma dalla Nato, fondata su un’idea nuova: un’autorevolezza basata sul canone della cooperazione”.