Non si ruba a casa dei ladri, film diretto da Carlo Vanzina

Giovedì 5 settembre, andrà in onda, in prima serata su Rete 4, alle ore 21:30, la commedia italiana del 2016 dal titolo Non si ruba a casa dei ladri. Il film promette tante risate e una nota di riflessione sulle incongruenze italiane, in un divertente spaccato dove la giustizia diventa qualcosa da riconquistare attraverso piste alternative ai tribunali.



Il regista è Carlo Vanzina che on il fratello Enrico che ha curato il soggetto. La direzione della fotografia è firmata da Enrico Lucidi, con musiche del compositore Giuliano Taviani, per una produzione Medusa Film.

Nel cast ci sono i volti più noti di questo genere cinematografico, ovvero Vincenzo Salemme e Massimo Ghini, che compongono una coppia straordinariamente simpatica, oltre all’inossidabile Maurizio Mattioli, con Stefania Rocca e la bellissima Manuela Arcuri.



La trama del film Non si ruba a casa dei ladri: uno spietato sguardo sulla corruzione della politica

Il protagonista principale di Non si ruba a casa dei ladri è Antonio Russo, interpretato da Vincenzo Salemme, il quale è sposato con Daniela. L’uomo è a capo di un’impresa di pulizie e, come spesso accade in questo ambito lavorativo, si trova di fronte alle gare d’appalto per acquisire gli incarichi. Senza una apparente spiegazione, però, viene superato in graduatoria per una commissione pubblica di grande entità.

Ne derivano problematiche economiche significative, al punto che resta persino senza la propria abitazione. È costretto perciò a chiedere alloggio a Zia Titina, un’anziana signora che ospita di buon grado l’imprenditore fallito. Trovare una nuova occupazione non è affatto semplice e deve arrangiarsi cercando una sistemazione presso un politico senza scrupoli di nome Simone Santoro, interpretato da Massimo Ghini.



Il politico è fidanzato con Lori, la cui bellezza è rappresentata dall’attrice Manuela Arcuri. È proprio Lori a spingere per assumere Antonio e la moglie come camerieri, promettendo una cifra ragguardevole di 5000 euro di stipendio.

Nella migliore tradizione cinematografica dei Vanzina, è qui che si evidenzia l’inghippo: il politico, apparentemente benevolo, è lo stesso che ha fatto perdere la gara d’appalto all’onesto Antonio. I coniugi riescono ad acquisire dettagli importanti sui soldi occultati in Svizzera dal politico, pertanto decidono di farsi giustizia da soli.

Organizzano una banda improvvisata con membri che sono stati vittima di altri torti da parte della corruzione politica. Il piano per tornare in possesso dei denari sembra procedere alla grande e l’intenzione è quella di incastrare Simone.
Durante il film la vicenda prenderà una piega inaspettata, giocando con le tematiche della difficoltà di ottenere davvero giustizia utilizzando i canali tradizionali…

Benché si tratti di un film che ha lo scopo di far ridere, è sufficiente riflettere sulla figura a cui sono state affidate le musiche, ovvero Giuliano Taviani, per comprendere la volontà del regista di dare anche un taglio di qualità. Taviani, infatti, ha vinto il David di Donatello ed è stato candidato per ben tre volte al Nastro d’Argento.
Su Vincenzo Salemme il regista ha avuto gioco facile perché, oltre a essere abituato alla macchina da presa e a conoscere benissimo le dinamiche di questo genere cinematografico, è un attore con una carriera ormai consolidata.

Salemme entra perfettamente nella parte dell’onesto napoletano, tematica peraltro proposta dallo stesso Salemme nei suoi film. Si tratta dell’esordio per la coppia Ghini-Salemme, in un parallelismo che Vanzina ha voluto fare con De Sica-Boldi, spostando l’asse da Roma-Milano a Roma-Napoli.
Un’altra curiosità riguarda il dialetto, con Maurizio Mattioli che dimostra di padroneggiare la recitazione in torinese abbandonando la sua romanità. Il direttore di banca svizzera, inoltre, è Teco Celio, già noto per “Habemus Papam” e “Benvenuti al Sud”.