Se c’è un luogo dove si ricerca l’armonia è il seminario estivo di Symbola quest’anno ospitato a Mantova dopo le tante edizioni tenute a Treia nelle Marche. “Coesione è competizione”, suona il titolo dell’evento che esplora “La forza dei territori nella transizione verde”. Tre giorni di riflessioni sui temi del momento affidate a imprenditori, manager, amministratori pubblici, docenti universitari, uomini di Chiesa.
Non una kermesse come tante per lo spirito che la anima lontano dalle passerelle e i luoghi comuni. Un concerto di idee per mettere a fuoco la società che siamo e che diventeremo scontando i ritmi di un cambiamento sempre più incalzante perché in parte autoprodotto. Frutto di un avanzamento tecnologico che abbiamo provocato senza più riuscire a stargli dietro per la velocità che ha preso e gli esiti difficili da considerare.
Sacerdote laico di questa cerimonia arrivata alla ventunesima edizione è Ermete Realacci che ha il merito di aver compreso meglio e prima di molti altri l’alchimia che consente a questo Paese di primeggiare nel mondo per cultura e beni industriali nonostante i suoi tanti difetti e l’abitudine di chi la guida a sgambettarsi vicendevolmente. Che poi è un dato evidente a patto di volerlo vedere e considerare: i pregi sono più dei difetti.
È dunque intorno ai nostri pregi che si snodano i lavori tesi a definire le sfide che ci aspettano e a organizzare possibili risposte. Nell’Italia in 10 selfie con cui la Fondazione fotografa la realtà ci rendiamo consapevoli di quali e quanti primati possiamo vantare nel mondo mentre in casa ci abbandoniamo al gioco della denigrazione. Ed è sorprendente riconoscere che per continuare a competere il segreto è che l’Italia si convinca a fare l’Italia.
Il che vuol dire avere rispetto della bellezza che ci circonda e della quale sembriamo così sazi da non poterne più. Per accorgercene dobbiamo guardare negli occhi le torme di turisti che invadono le nostre città o scrutare la reazione di chi acquista un manufatto della nostra tradizione. Non si spiegherebbe altrimenti la fortuna dei tanti prodotti così ricercati sui mercati internazionali da far volare l’export anche in tempi di crisi.
Da sempre Symbola riesce a raccontare l’impresa in modo da evidenziarne gli aspetti positivi nella consapevolezza che è il soggetto chiave per la promozione dei valori di libertà e crescita economica. Così facendo, mettendosi al suo fianco e non di traverso, può invitarla a riflettere sul ruolo che ha per immaginare e costruire una società migliore e a misura d’uomo (vedi il Manifesto d’Assisi) come i tempi ormai impongono.
Non occorre avere facoltà divinatorie per accorgersi che stiamo per entrare in una dimensione nuova e di difficile interpretazione. Il salto tecnologico e culturale il cui impatto tentiamo di attenuare con le diverse transizioni in cui siamo impegnati è così alto da far venire le vertigini. Occorre allora possedere le abilità – conoscenze e qualità temperamentali – per cadere in piedi senza farsi male. Meglio allenarsi per tempo.
La consuetudine a trattare di questi argomenti rifuggendo il furore ideologico che spaventa e allontana per adottare un linguaggio amico e rassicurante accresce la voglia di dialogo e la capacità di persuasione contribuendo ad allargare l’area della fiducia e dei comportamenti virtuosi. C’è molto più fermento nella pancia che nella testa del Paese e c’è bisogno d’infondere coraggio ai tanto spesso inconsapevoli campioni dell’innovazione.
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