Mentre il mondo concentra la sua attenzione sul conflitto Russia-Ucraina, le stragi, le devastazioni dovute ai cambiamenti climatici, la morte per fame o per mancanza di cure mediche continuano a devastare il continente africano.
Incominciamo dal Mali. Secondo Human Rights Watch, alla fine di marzo sarebbero stati uccisi 300 civili durante un’operazione anti-jihadista nella città di Moura. I responsabili di questo massacro sarebbero, da un lato, le forze armate del Mali, ma anche i mercenari del gruppo Wagner. Con la scusa del contrasto al terrorismo le violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno. Proprio nel mese di marzo le forze armate del Mali hanno eliminato 200 militanti islamici, arrestandone altri 51. Queste eliminazioni sono indiscriminate, cioè colpiscono sia militanti islamici che persone assolutamente innocenti.
Ma non è soltanto in Mali che la presenza dei mercenari Wagner è evidente: basti pensare alla Repubblica Centrafricana e al fatto che sia stato nominato proprio un russo, Valery Zakharov, come consigliere per la sicurezza nazionale. Sempre nella Repubblica Centrafricana tre giornalisti russi sono stati eliminati nel 2018 mentre indagavano proprio sul ruolo del gruppo Wagner nel Paese.
Ma anche il Burkina Faso, governato dal tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba, ha richiesto l’intervento della compagnia Wagner.
Venendo all’Etiopia, secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite durante il conflitto con l’Eritrea si sono verificate gravi violazioni di diritti umani come il saccheggio e la distruzione di infrastrutture civili, dalle scuole alle strutture sanitarie. Complessivamente sono stati registrati circa 300 morti, causati prevalentemente da attacchi aerei dell’aviazione etiope e in modo particolare nelle regioni del Tigrai e dell’Afar. Accanto alle eliminazioni indiscriminate non possono non essere ricordati altri delitti efferati contro la persona umana come gli stupri: il commissariato ha infatti ricevuto la segnalazione di ben 300 stupri da parte delle forze del Tigrino nella regione di Amhara.
Accanto alle morti violente ci sono quelle determinate dalla mancanza di cure. Ci sono ben 46mila persone affette da Hiv che non riceveranno alcuna assistenza. Ma altre persone affette da tubercolosi, diabete o cancro vanno incontro a morte certa, non potendo ricorrere alle cure necessarie.
Concludiamo la nostra drammatica rassegna con il Sudan del Sud. Sappiamo dai dati del Unhcr che il paese ha avuto le peggiori inondazioni che hanno causato conseguenze di grande drammaticità per ben 835mila persone. Queste inondazioni hanno ucciso 800mila capi di bestiame, fondamentali per l’agricoltura del Sudan, che – non dimentichiamolo – è un’agricoltura di sussistenza. Le aree che sono state maggiormente colpite da questi inondazioni – dovute ai cambiamenti climatici – sono quelle di Jonglei, Unity e Upper Nile, dove migliaia di persone sono state sfollate o abbandonate in complessi circondati da dighe, trattenendo le acque alluvionali con fango, bastoni e teli di plastica. Secondo i dati del programma alimentare mondiale, il Sud Sudan è tra le nazioni in cui il riscaldamento climatico si mostra in maniera più evidente con temperature che aumentano fino a 0,53°C ogni decennio: una crescita che è due volte e mezza superiore alla media globale.
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