Una donna alla Presidenza degli Stati Uniti è un evento che ancora non si è realizzato, ma si sa, sullo schermo tutto è possibile ed ecco che il regista Jonathan Levine immagina un mondo in cui, finalmente, la Casa Bianca ospita una Presidente con il volto di Charlize Theron.

Charlotte Field è bellissima, intelligente, sensibile ai problemi sociali e ambientali fin da ragazzina, quando si prepara per le elezioni scolastiche e fa da babysitter al tredicenne Fred, un ragazzino idealista e infatuato di lei. Anni dopo, Charlotte è diventata Segretario di Stato e la sua vita è una girandola di appuntamenti, visite ufficiali, cene, conferenze, interventi e discorsi, viaggi e problemi da risolvere. Il ruolo di donna al comando sembra calzarle a pennello, anche se scorgiamo, nei momenti (rari) che trascorre nella sua bella casa, qualche lampo di solitudine. Quando l’attuale presidente (Bob Odenkirk) decide di non ricandidarsi alle prossime elezioni per perseguire una carriera di attore (!), Charlotte sembra essere destinata a prendere il suo posto. A patto che non insista troppo con i suoi progetti ambientalisti.



E per sostenere la campagna elettorale, ha bisogno di qualcuno che le scriva i discorsi. Così, direttamente dal passato, entra in campo Fred (Seth Rogen), giornalista squattrinato e disoccupato che si trova catapultato in un mondo opposto al suo. Dall’incontro/scontro tra i due universi nasce la commedia, che alterna gag e romanticismo, mentre Charlotte deve trovare un modo per far convivere ambizione personale, immagine pubblica e sentimenti. Un compito tutt’altro che facile ma non impossibile, perché qui, naturalmente, siamo al cinema.



Gli sceneggiatori Liz Hannah e Dan Sterling creano un incastro di elementi brillanti: la presa in giro del primo ministro canadese interpretato da Alexander Skarsgård (impossibile non pensare a Justin Trudeau) e del presidente americano, egocentrico e insensibile al problema ambientale; le frecciatine sulla necessità, per una donna, di mostrarsi al top in ogni occasione; la comicità spinta di una certa tradizione americana; i tanti riferimenti al brutto clima politico attuale e alle tematiche sociali “calde”. Non sempre le tessere si incastrano alla perfezione, ma la bravura dei due interpreti principali, completamente opposti e per questo esilaranti, dà una marcia in più alla commedia.



Seth Rogen è quanto mai credibile nel ruolo del giornalista convinto di quello che scrive, per nulla “politically correct”, privo di senso estetico e con abitudini imbarazzanti, ma onesto e buono. E comico, ovviamente. Charlize Theron è perfetta nel ruolo della donna di potere che non rinuncia alla propria femminilità, anzi, la esalta. Il film vuole mostrare fino a che punto alle donne sia richiesto di mostrarsi splendide e sicure di sé negli eventi pubblici, e la Theron riesce a creare un connubio di fragilità e ambizione, femminilità e sicurezza che dà profondità al personaggio della “ragazza dei sogni”.

La commedia funziona perché è divertente, ma allo stesso tempo idealista, nell’immaginare un mondo in cui una bellissima, intelligente e sensibile donna al governo si innamora di un giornalista onesto, goffo e disoccupato che non sa stare in pubblico, lo difende davanti a tutti e diventa pure presidente. Un bel mondo, che in questo momento storico sembra quanto mai irreale ma che è giusto continuare a sognare. E la commedia, in fondo, è il genere che mette a nudo le debolezze umane, ne ride con affetto e dà spazio alla speranza che il finale sia, nonostante tutto, lieto.