A sorpresa, ma neanche tanto, la Nord Corea ha promulgato una legge che sancisce il suo status di potenza nucleare. Non solo: la nuova norma consente al Paese di effettuare attacchi nucleari preventivi su paesi che Pyongyang possa ritenere rappresentare una minaccia e di colpire automaticamente il Paese che possa attaccarla. Sono decisamente finiti i tempi in cui Trump e Kim Jong-un chiacchieravano bonariamente.



“Si tratta” ci ha detto in questa intervista Massimo Introvigne, sociologo, fondatore del Cesnur e del sito Bitter Winter “di una presa di posizione puramente propagandistica perché dal punto di vista internazionale solo il fatto di avere armi nucleari è per la Corea del Nord una violazione ed è assolutamente illegale”. Piuttosto, ci ha detto ancora “assistiamo al consolidamento di un fronte internazionale anti-americano che va da Russia e Cina passando per Nord Corea, Siria, Iran, Cuba e Venezuela”.



La Nord Corea si è auto-dichiarata potenza nucleare attribuendosi il diritto di fare attacchi preventivi contro chi secondo lei la minaccia. Un deciso passo avanti bellicoso di Pyongyang, ma quanto conta il ruolo di Pechino nel quadro della crisi di Taiwan in questa presa di posizione?

L’influsso cinese è possibile perché il filo rosso fra Nord Corea e Cina e anche Russia è molto stretto. Dal punto di vista del diritto internazionale non cambia nulla.

Perché?

Il programma atomico di Pyongyang è un programma illegale dal punto di vista del diritto internazionale e delle Nazioni Unite. Qualunque norma aggiuntiva che la Corea possa promulgare non toglie questo vizio di fondo. Di fatto, dal punto di vista del diritto internazionale, Pyongyang non potrebbe neppure avere armi nucleari.



Però resta il fatto che attorno a Taiwan, con questa dichiarazione, sembra stringersi un abbraccio mortale che senza dubbio aumenta la pressione nei confronti degli Stati Uniti.

Certo, però, ripeto, l’annuncio è propagandistico. Illegale per illegale, potrebbero usare le armi atomiche senza bisogno di fare nessuna legge. La rilevanza di questa legge per fornire una copertura legale è pari a zero. Credo si debba cambiare prospettiva.

Cioè?

Come suggerisce lei, interpretare questo annuncio non come il tentativo di creare uno scudo legale, che è impossibile e sarà considerato valido solo dalla Cina e dai loro amici, mentre per gli Usa le Nazioni Unite o l’Unione Europea non cambia niente. In realtà c’è una funzione propagandistica, mostrare che esiste un fronte che va dalla Russia alla Cina passando dall’Iran alla Nord Corea fino alla Siria, a Cuba e al Venezuela che minaccia anche dal punto di vista nucleare gli interessi degli amici degli Usa, in questo caso Taiwan. 

A proposito di Russia, da tempo sta comprando grandi quantitativi di armi dalla Nord Corea. Pyongyang ha riconosciuto le due repubbliche autonome del Donbass. Quali vantaggi ne hanno le due parti?

Nei primi anni della presidenza Trump c’era l’idea che la Russia potesse avere un effetto moderatore sulla Corea e spingerla al tavolo dei negoziati sul nucleare. Con la guerra in Ucraina la Russia non ha più interesse a moderarla ma anzi a eccitarla per creare nuovi fronti contro gli Usa. In questo momento c’è un fronte di Paesi che vogliono fare azioni di disturbo con minacce esplicite, anche se non è escluso che ci siano novità in questo fronte.

Intende l’Iran, che sembra interessato ad aprire un dialogo commerciale con l’Occidente?

Esatto. Da parte dell’Iran sembra di vedere segnali che dimostrerebbero che Teheran sta cominciando a capire che il problema del gas russo apre loro prospettive economiche molto attraenti. Le possono cogliere però se moderano certi loro atteggiamenti come la minaccia di distruggere Israele. È in corso un grande gioco economico in cui l’Iran vuole rientrare come partner economico che sostituisca la Russia, ma se vuole conseguire questo obiettivo deve cambiare il suo atteggiamento bellicoso. L’occasione economica è straordinaria, potrebbe essere che da questo fronte in qualche modo si sganci l’Iran.

(Paolo Vites)

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