Sapporo, Giappone: la linea metropolitana viene improvvisamente fermata. Nelle prefetture di Hokkaido e Aomori suonano le sirene per invitare la popolazione a trovare rifugio: “Lancio di missili, lancio di missili. Si prega di trovare riparo”. Uno scenario da guerra nucleare. Per la prima volta dopo cinque anni quello che secondo gli esperti militari è un missile balistico a raggio intermedio ha sorvolato il territorio del Giappone per poi cadere in mare. Missile, ovviamente, lanciato dalla Nord Corea.
“Quello che è strano e che ci dice che probabilmente l’intenzione non era quella di spaventare o minacciare il Giappone” ci ha spiegato in questa intervista Carlo Jean, esperto di strategia, docente e opinionista, “è che il missile è caduto nel Mar del Giappone. Se avesse sorvolato la parte più grande e importante del Paese, sarebbe infatti finito nell’Oceano Pacifico”. Si tratta comunque del più lungo raggio di azione mai dimostrato da un test missilistico nordcoreano, circa 4.500 chilometri di gittata, e giunge proprio poco dopo la fine delle esercitazioni congiunte tra Giappone, Sud Corea e Stati Uniti: “È il classico avvertimento nordcoreano, un Paese che per giustificare la sua stessa esistenza deve vivere continuamente in stato di guerra” ci ha detto ancora Jean.
Secondo lei, c’è un collegamento tra questo lancio e le esercitazioni congiunte americane, giapponesi e sudcoreane che si sono appena tenute?
Senz’altro. Non è solo un segnale che fa seguito alle esercitazioni militari, ma va valutato anche in vista della prossima visita della vicepresidente americana in Sud Corea.
Una minaccia?
Un avvertimento. I nordcoreani sanno benissimo che non possono fare più di tanto perché verrebbero distrutti.
Dopo gli incontri con Donald Trump il dialogo si è interrotto e la Nord Corea è tornata a isolarsi e a fare continui test militari. Cosa è successo?
Il dialogo si è interrotto perché gli Usa non possono fare grandi concessioni, altrimenti andrebbero contro gli interessi della Sud Corea. La Corea del Nord vuole essere riconosciuta come potenza nucleare, cosa che le permetterebbe non solo di reagire a un attacco con l’arma nucleare, ma anche di fare attacchi preventivi e questo ovviamente per Stati Uniti e Sud Corea è inaccettabile.
Come sappiamo da tempo, l’Indo-Pacifico è lo scacchiere più caldo al momento, ovviamente dopo l’Ucraina. Qui si sta concentrando uno scontro senza precedenti fra Cina e Stati Uniti: quanto conta Pyongyang in questo scacchiere? È una pedina di Pechino?
Sì e no. I rapporti tra i due Paesi sono sempre abbastanza tesi. C’è una minoranza di nordcoreani che vive in Cina ed è molto nazionalista, contraria a Pechino e di conseguenza la Cina sa bene che i nordcoreani sono inaffidabili, impossibile controllarli, non possono manovrarli a piacimento. Anche perché in caso di reazione di Usa e Giappone la Cina ha già le sue gatte da pelare con la grave crisi economica in corso. Non è interessata a essere coinvolta in un conflitto con la Nord Corea.
Quindi in questo scacchiere Pyongyang è un attore indipendente?
È sempre stato così da quando hanno avuto l’arma nucleare. Pyongyang è diventata più pericolosa, però è un pericolo abbastanza relativo. Sono invece migliorate le relazioni con la Russia. Da quando è cominciata l’invasione dell’Ucraina hanno cominciato a vendere munizioni a Mosca.
Questo presuppone un possibile schieramento russo a fianco della Nord Corea?
A mio avviso no, è abbastanza ininfluente sul quadro generale. Anche l’Iran fornisce droni a Mosca, che sono ben più importanti delle munizioni coreane. Questi Paesi isolati, fuori dai grandi schieramenti internazionali, pensano solo ai propri interessi economici e la guerra è sempre il miglior investimento per guadagnarci.
Quindi ritiene che un episodio come questo non ci debba preoccupare?
Assolutamente no, non è la prima volta che missili nordcoreani hanno sorvolato il Giappone. Quest’ultimo peraltro ha sorvolato zone periferiche del Giappone, perché se è caduto nel Mar del Giappone e non nell’Oceano Pacifico vuol dire che non ha sorvolato il grosso dell’arcipelago.
Non è una bella prospettiva per i giapponesi, non crede?
Ci sono abituati.
Si corre il rischio che prima o poi possa scattare una ritorsione?
Ci sarà qualche dichiarazione ufficiale, ma credo che possiamo stare tranquilli.
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