L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha parlato del disastro del gasdotto di Nord Stream 2 come “la più estesa fuga di metano mai rilevata da una unica fonte” nella storia. In particolare, come scritto in una nota e riportato da FranceTvInfo, è stato evidenziato che il “tasso di emissione (pari a 79 tonnellate all’ora, ndr) è estremamente elevato, soprattutto perché è stato rilevato quattro giorni dopo l’inizio delle perdite e riguarda solo uno dei quattro punti di perdita”.



I danni ambientali insomma potrebbero essere rilevanti, anche più del previsto. “Anche se il metano si dissolve parzialmente nell’acqua, è il secondo gas serra antropogenico più abbondante nella nostra atmosfera, causando il cambiamento climatico”, ha sottolineato ancora l’Agenzia. Inoltre, è stato precisato che si stanno effettuando ulteriori indagini per determinare le cause della fuga, che non sono state ancora chiarite. L’ipotesi di un sabotaggio è al vaglio.



Fuga di metano dal gasdotto Nord Stream 2: Agenzia Spaziale Europea indaga sulle cause

Anche l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) sta dunque indagando sulle cause che hanno portato alla fuga di metano che è stata registrata lo scorso 30 settembre dai satelliti esattamente sopra i gasdotti Nord Stream 1 e 2. Essi collegano la Russia alla Germania sotto il Mar Baltico e al momento della perdita erano entrambi fuori servizio a causa delle ripercussioni della guerra in Ucraina. È proprio per questo motivo che si è ipotizzato che il fenomeno, preceduto da esplosioni sottomarine alla fine del mese, non sia stato accidentale, bensì frutto di un sabotaggio.



La Danimarca in tal senso ha definito quanto accaduto come la conseguenza di “atti deliberati”. La Svezia proprio in virtù di questa teoria ha aperto una indagine per “sabotaggio aggravato” e gli investigatori sembrerebbero ormai propendere proprio verso questa ipotesi. L’Unione Europea da parte sua si è messa in guardia da qualsiasi eventuale futuro attacco.