Dopo circa un mese di discussioni è arrivata una svolta nella causa legale avviata lo scorso marzo da Nord Stream AG (la società che gestisce i due gasdotti tra Russia ed Europa che sono stati distrutti nei primi mesi del conflitto in Ucraina) ai danni delle compagnie assicurative Lloyd’s Insurance Company e Arch Insurance. Il pomo della discordia, rivelò in quel momento Reuters che mise le mani per prima sulle carte processuali, era il risarcimento ai danni causati alle linee 1 e 2 di Nord Stream che misero in ginocchio l’Europa lasciandola sprovvista per diversi mesi di gas.
Oltre alla crisi che si generò in Europa, però, la richiesta della società svizzera si riferiva ai “costi per disidratare e stabilizzare il gasdotto, per intraprendere una riparazione completa e per sostituire l’inventario del gas perduto”, stimata tra 1,2 miliardi e 1,35 miliardi di euro. Dopo alcune settimane di incertezza (in cui né Nord Stream, né Lloyd o Arch commentarono o confermarono la causa legale), oggi è emerso un dettaglio contrattuale che va in favore delle due assicurazioni. Nello stralcio di un documento diffuso online, infatti, le due compagnie riconoscono che la guerra è tra le circostanze coperte dall’assicurazione, ma sottolineano anche che lo stesso non vale per i “danni che potrebbero essere stati causati per ordine di uno o più governi“, come hanno appurato le due indagini sui Nord Stream sabotati.
Cosa è successo ai Nord Stream: dal sabotaggio alle indagini
Insomma, Lloyd e Arch in tribunale adotteranno la strategia del danno causato “per ordine di uno o più governi” per evitare di riconoscere il maxi risarcimento pari a 400 milioni di euro richiesto dai vertici di Nord Stream AG. Non sembra che l’azienda svizzera abbia già rilasciato commenti in merito, ma le informazioni trapelate quasi certamente le permetteranno di adattare di conseguenza il suo impianto accusatorio, in un processo che promette già diversi colpi di scena e (soprattutto) una lunga e complessa battaglia.
Tornando momentaneamente a quel difficile 2022 che lasciò l’Europa senza gas, costretta a fare appello alle sue riserve, per diversi mesi, il sabotaggio avvenne nel settembre e quasi immediatamente furono avviate tre indagini indipendenti da parte di Svezia, Germania e Danimarca. Ad oggi, alla luce dei risultati, si sa solamente per certo che quanto accaduto ai Nord Stream non fu un incidente, dato che tutte le indagini hanno appurato che nei pressi dei gasdotti erano presenti i detriti di diversi esplosivi. Rimane, però, il dubbio sul colpevole con la Russia e l’Ucraina che a distanza di due anni continuano ad accusarsi a vicenda, senza fornire alcuna prova a sostegno della loro posizione.