Proseguono le indagini sull’attacco al gasdotto Nord Stream, ma a complicarle non è solo il fatto che la scena del crimine sia quasi “ideale” per gli autori, ma anche perché la Russia si è attivata per la riparazione del gigantesco gasdotto. Sono otto, comunque, gli investigatori europei che stanno cercando di scoprire la verità. Le autorità svedesi hanno concluso che molto probabilmente è un “attore statale” il responsabile dell’esplosione di settembre. Funzionari ed esperti ritengono che gli esplosivi siano stati lanciati dalle navi o, come ipotizza il rapporto svedese, siano stati piazzati sul fondo del mare usando sottomarini o sommozzatori. L’attacco al Nord Stream resta per ora un mistero di guerra che in quanto tale apre a teorie e speculazioni nel bel mezzo di una crisi energetica e con l’Occidente in stato di allerta per la guerra in Ucraina.
Ma è evidentemente strano come in questa situazione, e tenendo conto della costante sorveglianza satellitare, una nave sia riuscita a insinuarsi in un condotto energetico cruciale, piazzare una bomba e scappar via senza lasciare alcuna traccia. D’altra parte, il New York Times evidenzia che il Mar Baltico ha un fondo pieno di cavi e tubi per le telecomunicazioni che non sono strettamente monitorati. La sorveglianza di un gasdotto così grande sarebbe stata incredibilmente costosa e non è mai stata una priorità per le agenzie di intelligence europee. Le navi vanno e vengono dai nove Paesi che vi si affacciano, quindi possono nascondersi facilmente spegnendo i loro transponder di localizzazione.
NORD STREAM, MAR BALTICO “SCENA DEL CRIMINE PERFETTA”
Oltre 15 anni fa, quando il gasdotto Nord Stream tra Russia e Germania era poco più di un’idea, uno studio del governo svedese redatto dall’Agenzia svedese per la ricerca sulla difesa metteva già in guardia dai rischi nella realizzazione di una infrastruttura energetica critica sul fondo del Mar Baltico, in quanto vulnerabile alle forme anche più rudimentali del sabotaggio. Inoltre, la spiegavano che la sorveglianza sottomarina sarebbe stata quasi impossibile. «La domanda chiave non è quale tipo di sorveglianza ci sia stata, ma perché sia mancata la sorveglianza», dichiara Niklas Rossbach, vice direttore della ricerca presso l’Agenzia svedese per la ricerca sulla difesa, al New York Times. C’è un altro aspetto da considerare: il Mar Baltico è un gigantesco cimitero di munizioni inesplose e armi chimiche scaricate dopo le guerre mondiali. Ci sono frequenti spedizioni per ripulirlo, quindi c’è esperienza sulle detonazioni sottomarine. Infatti, anche la Russia ha squadre di sommozzatori specializzate in operazioni sui fondali marini. Inoltre, dispone di sottomarini piccoli e silenziosi in grado di muoversi in maniera inosservata, secondo quanto segnalato da ex funzionari militari e dell’intelligence della zona. Comunque, dopo il sabotaggio del gasdotto Nord Stream, la Polonia e l’Ucraina hanno apertamente accusato la Russia, senza però fornire prove. Per Daniel Stenling, il più alto funzionario del controspionaggio svedese, l’attacco al Nord Stream si inserisce nel contesto di uno spionaggio russo sempre più sfacciato. La Russia dal canto sua ha incolpato la Gran Bretagna, ma anche in questo caso senza prove.
“PER RIPARAZIONE NORD STREAM SERVONO 500 MILIONI”
Nel frattempo, la Nord Stream AG, che è in maggioranza di proprietà di una società controllata dal Cremlino, ha cominciato a valutare i costi per la riparazione del gasdotto e per ripristinare il flusso del gas, secondo quanto riportato dal New York Times. È stata fatta anche una stima della riparazione: si parla di circa 500 milioni di dollari (470 milioni di euro). Ma a questo punto sorge la domanda: se la Russia ha bombardato le proprie condutture, perché inizierebbe un costoso lavoro di riparazione? Il mistero si arricchisce anche del giallo sul silenzio del governo svedese, che ha deciso di tenere segreti i dettagli dell’inchiesta agli alleati occidentali, facendo ipotizzare che forse gli investigatori hanno risolto il caso e stanno strategicamente tacendo. Stenling ha smentito, spiegando che non ci sono prove concrete, confermando però che l’intera indagine è «insolita». Molti governi ed esperti europei ritengono che la Russia sia il più probabile sabotatore, anche se intende riparare il gasdotto, del resto ha usato il gas come leva politica in passato. Infatti, anche se la Russia deve continuare a pagare le tariffe di transito all’Ucraina, col sabotaggio i prezzi del gas sono aumentati e poteva quindi essere un input per l’Europa a spingere l’Ucraina a trattare con la Russia. Tanti se e condizionali, legati anche al fatto che finora le agenzie di intelligence americane ed europee non hanno condiviso pubblicamente i dati che potrebbero aver raccolto.