Secondo il giornalista investigativo americano Seymour Hersh il sabotaggio del Nord Stream due sarebbe stato non solo pianificato dagli Stati Uniti con la complicità della Norvegia, ma sarebbe stato posto in essere da una unità altamente addestrata della marina militare americana. Questa unità speciale ha sede Panama City, Florida. Il centro ha addestrato per decenni subacquei di acque profonde in grado di usare esplosivi C4 per liberare i porti e le spiagge dai detriti ma anche per far esplodere le piattaforme petrolifere straniere.



Una operazione di tale complessità ha naturalmente richiesto molto tempo e nell’indagine del giornalista americano ci sono elementi che sembrano far pensare che sia iniziata a giugno, quando questa unità speciale della marina, operando sotto la copertura di una esercitazione Nato di metà estate nota come Baltops 22, ha collocato gli esplosivi innescati a distanza che, tre mesi dopo, hanno distrutto tre delle quattro condutture del Nord Stream. Due delle condutture, che erano conosciute collettivamente come Nord Stream 1, avevano fornito alla Germania e a gran parte dell’Europa occidentale gas naturale russo a buon mercato da oltre un decennio. Una seconda coppia di pipeline, chiamata Nord Stream 2, era stata costruita ma non era ancora operativa.



Secondo le indagini del giornalista americano la decisione di Biden di sabotare le condutture è arrivata dopo più di nove mesi di dibattito altamente segreto all’interno della comunità di sicurezza nazionale di Washington su come raggiungere al meglio questo obiettivo. Per gran parte di quel tempo, il problema non era se svolgere la missione, ma come farlo senza lasciare alcun indizio.

Una domanda che si pone il giornalista durante la sua inchiesta è perché sia stata affidata questa missione altamente segreta a una unità della marina e non invece ai reparti dell’intelligence. La ragione è molto semplice: coloro che fanno parte di unità speciali e che intendono porre in essere operazioni segrete devono mettere al corrente il Congresso e informare in anticipo il Senato. È evidente che Biden non aveva questo interesse. Questa complessa operazione è stata coordinata dal team del presidente Biden: il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan, il segretario di Stato Anthony Blinken e Victoria Nuland, sottosegretario di Stato per gli Affari politici.



Tutto ciò non deve sorprendere dal momento che gli Stati Uniti e la Nato sono sempre stati ostili al Nord Stream 1 e soprattutto al Nord Stream 2. Non dimentichiamoci che l’opposizione Usa alla costruzione del Nord Stream 2 è divampata nel gennaio 2021, quando i repubblicani del Senato, guidati da Ted Cruz del Texas, hanno ripetutamente sollevato la minaccia politica del gas naturale russo a buon mercato durante l’udienza di conferma di Blinken come segretario di Stato.

Ma esiste un altro aspetto di estrema rilevanza che emerge dall’indagine del giornalista investigativo America e cioè il ruolo determinante della Norvegia. La Norvegia era il luogo perfetto per porre in essere la missione. Negli ultimi anni della crisi est-ovest, l’esercito americano ha ampliato la sua presenza all’interno della Norvegia, il cui confine occidentale corre per 1.400 miglia lungo l’Oceano Atlantico settentrionale e incontra sopra il circolo polare artico quello della Russia. Il Pentagono ha creato posti di lavoro e ha investito centinaia di milioni di dollari per migliorare ed espandere le strutture della marina americana e dell’aeronautica in Norvegia. Ora, aldilà del sostegno logistico da parte della Norvegia, quale vantaggio economico avrebbe potuto trarre la Norvegia dal sostenere un’operazione di questo genere? La distruzione di Nord Stream avrebbe consentito alla Norvegia di vendere quantità molto più ingenti del proprio gas naturale in Europa.

Tornando all’operazione segreta, secondo la ricostruzione del giornalista investigativo americano, in marzo alcuni membri della squadra della marina Usa volarono in Norvegia per incontrare i servizi segreti e la marina norvegesi. La Marina norvegese si affrettò a trovare il posto giusto, nelle acque poco profonde del Mar Baltico a pochi chilometri dall’isola di Bornholm in Danimarca. Le condutture correvano a più di un miglio di distanza lungo un fondale marino profondo solo 260 piedi. Inoltre i norvegesi hanno proposto che l’operazione fosse fatta durante l’esercitazione Nato Baltops. L’operazione verrà portata a termine in settembre: il 26 settembre 2022 un aereo di sorveglianza P8 della marina norvegese fece un volo apparentemente di routine e lasciò cadere una boa del sonar. Il segnale si diffuse sott’acqua, inizialmente a Nord Stream 2 e poi su Nord Stream 1. Poche ore dopo, furono attivati gli esplosivi C4 ad alta potenza e tre delle quattro condutture furono messe fuori servizio. Nel giro di pochi minuti si potevano vedere pozze di gas metano diffondersi sulla superficie del mare e il mondo apprese che era avvenuto qualcosa di irreversibile.

Non meno significative sono le valutazioni che vengono fatte dal giornalista investigativo americano sulla stampa americana. Nessun grande quotidiano americano ha scavato nelle precedenti minacce alle condutture fatte da Biden e dal sottosegretario di Stato Nuland. Mentre non è mai stato chiaro il motivo per cui la Russia avrebbe cercato di distruggere la propria redditizia pipeline.

Le dichiarazioni di Blinken durante una conferenza stampa dello scorso settembre sono significative: “È un’enorme opportunità per rimuovere una volta per tutte la dipendenza dall’energia russa e quindi togliere a Vladimir Putin l’arma dell’energia come mezzo per far avanzare i suoi disegni imperiali. Questo è molto significativo e offre un’enorme opportunità strategica per gli anni a venire, ma nel frattempo siamo determinati a fare tutto il possibile per assicurarci che le conseguenze di tutto ciò non siano a carico dei cittadini nei nostri Paesi o, per quella materia, in tutto il mondo”.

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