IL PIANO CARCERI DEL MINISTRO NORDIO PRESTO AL QUIRINALE: LE ANTICIPAZIONI

Come aveva già spiegato lo stesso Ministro della Giustizia Carlo Nordio in sede di presentazione del Decreto Carceri approvato dal Parlamento prima della pausa estiva, in quel dispositivo erano presenti i primi provvedimenti utili ad affrontare il tema complesso e drammatico del sovraffollamento delle carceri: ma ben presto il Governo metterà a punto un nuovo piano atto a risolvere una volta per tutte la problematica dei detenuti, visto anche il numero drammatico dei suicidi che ogni mese avvengono nelle celle italiane.



Così nell’intervista al “Corriere della Sera” è il Ministro Nordio ad anticipare alcune delle prossime mosse che scatteranno dall’ufficio di Via Arenula: «Abbiamo dei progetti che vogliamo illustrare al capo dello Stato», di cui probabilmente già qualcosa è stato presentato nel recente colloquio con Mattarella al Quirinale. Per il Guardasigilli sarebbe di fatto “irrispettoso” anticipare ora il contenuto del piano carceri in mente, ma già molto si potrebbe ottenere con quanto inserito nell’ultimo Decreto: «se mettiamo assieme la possibilità per i tossicodipendenti di andare in altre strutture, con quella di far tornare nel proprio Paese i detenuti stranieri, sulla quale stiamo lavorando notte e giorno, assieme alla Farnesina, possiamo arrivare a 15-20 mila detenuti in meno».



In questo senso il sovraffollamento attuale andrebbe nel giro di pochi mesi risolto, per poter poi concentrarsi sulla riforma radicale dell’organizzazione delle carceri, che molto ha a che vedere con il tema della carcerazione preventiva: «Ovviamente per i rapinatori, stupratori corrotti e autori di altri gravi reati la carcerazione preventiva rimarrà. Quello che conta è definire meglio i presupposti per la sua applicazione», spiega ancora Nordio al “Corriere” facendo leva su requisito della reiterazione del reato. Senza citarlo, il riferimento è diretto al caso Toti, simbolo di un lungo scontro tra politica e giustizia: il pericolo per reiterare un reato, che porta un giudice a firmare l’ordinanza cautelare preventiva, «non può essere desunto dal rimanere in carica dell’amministratore pubblico accusato di corruzione». Al netto delle distanze presenti tra le varie sensibilità del Centrodestra, Nordio si fa garante delle richieste di Lega, Forza Italia e FdI per modificare i termini di legge sulla custodia cautelare, «la necessità di una riforma sul tema è sentita da tutta la maggioranza».



DECRETO RAVE E ABUSO D’UFFICIO, NORDIO SMENTISCE LE TESI DELLE OPPOSIZIONI. SUL CASO PALAMARA…

L’esecuzione della pena in ambienti diversi dal carcere per alcune categorie di detenuti è un primo punto di un lungo processo di riforma che porrà il dramma delle carceri sovraffollate al centro dell’azione del Ministro Nordio nei prossimi mesi. In primo luogo, afferma il Guardasigilli, sta ai magistrati decidere se mandare o meno una persona in carcere o nelle realtà alternative (come le comunità per i tossicodipendenti). Successivamente, occorre considerare come l’abolizione di alcuni reati, tipo l’abuso di ufficio, rientra nell’azione di ridurre il sovraffollamento senza porre alcun indulto o amnistia: «Non siamo affatto fuori dalle regole. L’Ue dice “may”(si può) non “must” (si deve) avere quel reato», rintuzza Nordio in riferimento alle critiche feroci presentate dal Centrosinistra sull’abolizione dell’ultimo reato.

Anche sul Decreto Rave, uno dei primi provvedimenti del Governo Meloni dopo l’insediamento, da sinistra si sono levati cori di indignazione che non corrispondono poi alla realtà dei fatti: «Per quel nuovo reato non è mai stato incarcerato nessuno. Non ne sono stati più organizzati, evitando incidenti che avrebbero provocato, quelli sì, altri arresti». Resta comunque complesso il rapporto con la magistratura, sebbene Nordio rivendichi la volontà di fare il bene del Paese e della giustizia, senza pregiudizio alcuno contro l’ordine di cui lui stesso ha fatto parte per oltre trent’anni: certo, le problematiche restano, come ha evidenziato a suo tempo il “sistema Palamara”, richiamato nell’intervista odierna da Virginia Piccolino sul “Corriere”. Secondo Nordio, quel sistema illecito di “guidare” le nomine della magistratura ancora oggi non è stato rivelato in tutta la sua complessità: «sia il Csm che la magistratura non hanno ascoltato le decine di testimoni, magistrati in pensione o ancora in servizio, che Palamara aveva indicato. Su questi esistono intercettazioni che sono state tenute riservate, mentre altre sono state lasciate filtrare».