Dalle anomalie nell’inchiesta in Liguria alla riforma della giustizia: sono alcuni dei temi affrontati dal Guardasigilli Carlo Nordio nell’intervista resa a Quarta Repubblica su Canale 5. Si parte proprio dalla riforma, che non è l’inizio della fine, ma la fine dell’inizio secondo il ministro, che parte da quanto accaduto trent’anni fa con Mani pulite, «quando la politica si è assoggettata supinamente alla magistratura». Il ministro della Giustizia vuole porre rimedio a questo, ma la riforma, seppur «importante», è solo «iniziale».
Per quanto riguarda l’abolizione dell’abuso d’ufficio, molti magistrati l’hanno criticata perché era un “reato spia“, cioè un modo per scoprire poi la “montagna” che c’era dietro. A tal proposito, Nordio è molto chiaro: «Da un punto di vista della dogmatica giuridica è un concetto quasi blasfemo, cioè non significa nulla, cioè un reato c’è o non c’è. Il fatto che un reato possa essere considerato come prodromico per scoprirne un altro è un concetto di polizia, è un concetto poliziesco, non è un concetto giuridico».
Peraltro, Nordio è orgoglioso del fatto che «sono venuti tutti in processione a dire che stavamo facendo una cosa giusta e ci spronavano a continuare in questa direzione e sono contenti che abbiamo raggiunto questo risultato».
Il ministro della Giustizia si sorprende delle dichiarazioni del procuratore di Napoli Nicola Gratteri, secondo cui le intercettazioni sono un investimento economico per far cassa: «Le intercettazioni hanno un difetto: molto spesso isolano le espressioni usate. Vorrei sentire anche le parole di Gratteri, in questo senso, se non siano state estrapolate da un contesto più ampio, perché mi rifiuto di pensare che un pubblico ministero si serva di uno strumento di indagine giudiziaria per fare cassa, quindi sicuramente è stato travisato».
RIFORMA GIUSTIZIA, COSA CAMBIA PER ASSOLUZIONI, RICORSI E ARRESTI
Per quanto riguarda il tema delle assoluzioni e dei ricorsi per i reati meno gravi, per Carlo Nordio «nessuno può essere condannato se le prove non sono così solide al di là di ogni irragionevole dubbio». Quindi, «se una persona è stata assolta in un processo, significa che un giudice ha già dubitato. E allora, come fai a ribaltare quella sentenza di condanna al di là di ogni irragionevole dubbio se un giudice ha già dubitato? O quel giudice era irragionevole e dovrebbe cambiare mestiere, oppure è sbagliata la norma e noi abbiamo cercato di modificarla». Altro tema affrontato a Quarta Repubblica è quello degli arresti: per Nordio sono stati invertiti i termini del problema.
La riforma della giustizia prevede che prima che venga disposto l’arresto in carcere, l’indagato va preventivamente interrogato, ma non dovrà decidere solo gip bensì un collegio di tre giudici. «Faccio presente che attualmente dal 20 al 30% dei nostri detenuti sono in attesa di giudizio e uno dei problemi del sovraffollamento carcerario di cui tanto si parla dipende proprio dal fatto che vi sono tante persone in prigione in modo ingiustificato perché poi in un modo o nell’altro vengono assolte, archiviate, dichiarate in un luogo a procedere che dimostra che quella carcerazione preventiva non era necessaria», la spiegazione fornita da Nordio.
NORDIO SUL CASO LIGURIA: “PERCHÉ SONO CONTRARIO ALLE DIMISSIONI”
Carlo Nordio preferisce non entrare nel merito dell’inchiesta in Liguria che vede il governatore agli arresti domiciliari, né stabilire se la custodia cautelare sarebbe scattata o meno con l’entrata in vigore della riforma della giustizia.
«Non rinnego e confermo quello che ho detto: non ho capito la logica della ordinanza di custodia cautelare di tutti. Qui però mi devo fermare», spiega il ministro a Quarta Repubblica, precisando che «il pubblico ministero ha il diritto e soprattutto il dovere di proseguire le sue indagini» senza preoccuparsi degli effetti politici, d’altra parte «l’amministratore o il politico ha il diritto e soprattutto il dovere di restare al suo posto fino alla sentenza definitiva perché altrimenti non tradisce se stesso, tradisce il popolo che gli ha dato il voto».
Nordio è, quindi, contrario alle dimissioni: «Significherebbe che subordinerebbe la volontà popolare, non la sua carica, ma la volontà popolare che lo ha spedito lì, a un’indagine che un domani può anche liberarsi infondata». In merito all’ipotesi di un’ispezione ministeriale al tribunale di Genova, il Guardasigilli si limita a dire che «questa è una situazione abbastanza singolare» che sta seguendo con attenzione: «Alla fine valuteremo quello che dovrà essere fatto». Infine, riguardo il suo ruolo, Nordio ribadisce che si dimetterà quando avrà portato a termine il suo lavoro: «Quando avremo fatto separazione delle carriere e riforma del Csm significa che avrò completato il mio lavoro e metterò la mia carica a disposizione perché potrò finalmente ritornare alla famiglia».