CARLO NORDIO “ABBATTE” LA LEGGE SEVERINO: COSA HA DETTO IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA

Contro l’abuso delle intercettazioni, fortemente garantista-liberale e convinto della necessità di rivedere l’avviso di garanzia: per il Ministro della Giustizia Carlo Nordio un’altra priorità del suo programma riguarda però il forte tentativo di modificare/abbattere la Legge Severino, ovvero la norma introdotta il 6 novembre 2012 dalla ex Guardasigilli Paola Severino che esclude dalla candidabilità politica chiunque condannato anche se in primo grado. Ebbene, per il neo-nominato Ministro della Giustizia questo dispositivo risulta eccessivamente “oppressivo” specie per quelle condanne in primo grado che poi vengono ribaltate in secondo o terzo grado, ma che nel frattempo hanno impedito l’eleggibilità (e in alcuni casi anche l’intera carriera politica).



«Sulla legge Severino abbiamo ricevuto sollecitazione dall’Anci, e l’apertura del Pd, per abolire o modificare radicalmente abuso d’ufficio e traffico di influenze e poi ci sono altre parti della Severino che non funzionano: occorre far sì che la norma sull’incandidabilità non venga applicata ai condannati in primo grado»: lo ha detto il Ministro Nordio nella lunga intervista al “Corriere della Sera” dove prosegue la presentazione di questi giorni sui punti programmatici più importanti del Ministero nei prossimi 5 anni. Tornare a poter candidare eventuali condannati in primo grado risulta, al netto delle polemiche che certamente scatenerà questa proposta, un fulcro fondamentale per la “rivoluzione” liberale nella giustizia italiana: «altrimenti la norma confliggerebbe con la presunzione di innocenza. L’incandidabilità dovrebbe scattare dalla sentenza di appello in poi».



MINISTRO NORDIO: “INTERCETTAZIONI? BILANCIARE PRIVACY E INFORMAZIONE”

È ovvio che si dovranno fare delle eccezioni e delle norme ad hoc per poter prevedere come alcuni tipi di reati più gravi possano comunque rimanere deterrenza per bloccare la candidabilità: spiega ancora il Ministro Carlo Nordio al “CorSera”, «Rispetto a chi ha commesso reati gravi si può discutere, certamente la norma non può essere applicata retroattivamente perché è pur sempre un provvedimento afflittivo, visto che chi è in carica vuole rimanerci. Comunque su questo ci sono idee trasversali diverse – sottolinea il Guardasigilli – Credo che dobbiamo fare un dibattito trasparente e senza pregiudizi». Diversi gli altri punti centrali della sua azione al Ministero di Via Arenula, a cominciare dal tema sempre “caldo” delle intercettazioni: dopo averle criticate nella loro funzione abusata in certe Procure, Nordio sottolinea al “Corriere” come «va rimodulata la norma per conciliare il diritto all’informazione dei cittadini e quello dei singoli a non veder divulgate notizie segrete e intime che li riguardano. Per ripristinare una par condicio di informazione tra le parti».



Non solo, secondo il Ministro della Giustizia la norma va modificata in quanto «c’è un problema di divulgazione e uno puramente economico, perché vengono spesi centinaia di milioni che potrebbero essere utilizzati per altro, e producono pochi risultati – ha aggiunto Carlo Nordio -. Siamo apertissimi a cercare un punto d’incontro tra diritto all’informazione e limiti alla graticola mediatica. Sono pronto ad aprire un tavolo di confronto tra rappresentanti dell’Anm, dell’avvocatura e del giornalismo, anche domani». In merito al tema della separazione delle carriere per i magistrati, il Ministro ricorda come sia un obiettivo importante di questo Governo, «Ma necessita di tempi molto lunghi perché prevede una revisione costituzionale. In questo momento dobbiamo dedicarci a cose meno divisive come l’efficienza della giustizia». Sulla recente enorme inchiesta europea “Qatargate”, il Ministro della Giustizia italiana sottolinea come il tema della corruzione si un fatto realmente allarmante: «Da autentico garantista attendo l’esito delle indagini. Ma, certo, la flagranza del reato e il possesso di fondi enormi ingiustificati, affievolisce il caposaldo della presunzione di innocenza. Il fatto che la vicenda coinvolga il Parlamento europeo è la cosa più brutta. Se verrà accertato, occorrerà una riflessione sul modo in cui vengono approvati i provvedimenti. Per capire se è stata un’eccezione o ci sono precedenti nascosti. E far sì che non accada più».