IL MINISTRO NORDIO ANNUNCIA GIRO DI VITE SULLE INTERCETTAZIONI

Intercettazioni, carriere Pm e riforma codice penale: il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha presentato oggi in audizione al Senato le linee programmatiche del suo mandato al Ministero di Via Arenula, confermando l’impianto liberale-garantista e riformista che hanno accompagnato i suoi lunghi anni di impegno nel mondo della magistratura. «Serve una profonda revisione della disciplina delle intercettazioni», annuncia il Guardasigilli in Commissione Giustizia a Palazzo Madama nel punto sicuramente centrale del suo mandato riformatore sull’intricato tema giustizia, «Vigileremo in modo molto rigoroso sulla loro diffusione arbitraria e impropria». Secondo il Ministro Nordio, intervenuto a fianco della presidente di Commissione Giulia Bongiorno, il numero di intercettazioni in Italia «è di gran lunga superiore alla media europea, con un costo molto elevato di centinaia di milioni di euro».



Non solo, aggiunge l’ex magistrato, «non si è mai vista una condanna sulla sola base di intercettazioni. Secondo il titolare della Giustizia, le intercettazioni sono purtroppo uno strumento «micidiale di delegittimazione personale e spesso politica»: per questo motivo, spiega Nordio, «non è più ammissibile che  le conversazioni finiscano sui giornali. Non sarà più tollerata la fuga di notizie in merito alle intercettazioni. Ogni qualvolta usciranno violazioni del segreto istruttorio in tema di intercettazioni l’ispezione sarà immediata e rigorosa».



TUTTE LE ALTRE RIFORME DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA CARLO NORDIO

Il Ministro Carlo Nordio ha parlato in audizione al Senato di una riforma «garantista e liberale» della giustizia in Italia, da realizzare «in parte con leggi ordinarie e in parte con revisione costituzionale». È un progetto insomma di ampio respiro quello descritto nelle linee programmatiche del Ministero nei prossimi 5 anni: «La nostra giustizia soffre di infinite criticità che sono un freno per l’economia e disincentivano gli investimenti, comportando una perdita di Pil di quasi il 2%», ha spiegato l’ex magistrato nel corso dell’intervento a Palazzo Madama. In merito alla riforma del codice penale, Nordio anticipa le linee principali: «è del 1930 e, nella sua relazione di accompagnamento, viene indicato come la più significativa espressione dell’ideologia fascista. Esso, tuttavia, è stato modificato solo in pochi elementi, sopprimendo i reati più odiosi e introducendone altri, principalmente attraverso leggi speciali, non sempre coordinate con la sua struttura. Al contrario, il codice di procedura penale, che disciplina le indagini e il processo, è relativamente recente. Questa contraddizione va risolta». Secondo il Ministro della Giustizia occorre una piena riforma del codice penale, adeguandolo nei suoi principi al dettato costituzionale: «Proporremo una profonda revisione di quei reati che intimoriscono gli amministratori senza tutelare i cittadini, rallentando o impedendo quella collaborazione tra gli uni e gli altri, con effetti perniciosi per la certezza dei rapporti giuridici e più in generale sullo sviluppo del paese. In un secondo momento, saranno elaborate le proposte che incideranno più radicalmente nel sistema complessivo. Il lavoro preliminare è già iniziato, con il progetto di istituire le opportune commissioni e gruppi di lavoro. Ma poiché alcune riforme richiederanno una revisione costituzionale, i tempi saranno meno brevi».



Tra le altre riforme in “potenza” da attuare al più presto vi è quella sulla separazione delle carriere dei magistrati: «Non ha senso l’appartenenza dei pm allo stesso ordine dei giudici: svolgono un ruolo completamente diverso». Dal penale al civile, il Ministro Nordio conferma i prossimi decreti attuativi sulla riforma del processo civile: «piena attuazione alla riforma costitutiva dell’Ufficio per il Processo attraverso la definizione della relativa disciplina organica e il completamento del piano di assunzione degli addetti assegnati ai vari distretti e alla Corte di Cassazione […] L’eccessiva durata dei processi civili in Italia agisce ancora come un freno per la nostra economia. Cruciale è dunque la riduzione dei tempi di definizione, perchè a ogni 10% in meno di durata dei processi corrisponde un aumento della dimensione delle imprese. L’Amministrazione della giustizia profonderà, dunque, il suo massimo impegno nell’attuazione degli obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza». Da ultimo, la priorità ribadita in audizione dal Ministro della Giustizia è quella della piena modernizzazione del sistema carcerario: «è irrazionale che le stesse strutture debbano ospitare detenuti condannati in via definitiva e quelli in attesa di giudizio. In merito alla carcerazione preventiva, il paradosso più lacerante è che, tanto è facile oggi entrare in prigione prima del processo, da presunti innocenti, quanto è facile uscirne dopo la condanna, da colpevoli conclamati. Orbene, la custodia cautelare, proprio perché teoricamente confligge con la presunzione di innocenza, non può essere demandata al vaglio di un giudice singolo».