Il magistrato non può criticare il merito delle leggi, così come un politico non può farlo con le sentenze: lo impone la divisione dei poteri. A ricordare tale principio è il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervistato dall’Ansa durante l’evento “la Giustizia che vorrei”, nell’ambito del Festival dell’Economia di Trento. Quella del Guardasigilli è, di fatto, una stoccata a quelle toghe che criticano le riforme del governo. Ma è anche una mano tesa ai garantisti all’opposizione per scriverle insieme. Mentre la sua riforma della Giustizia arriva al fotofinish, Nordio ne approfitta per replicare a suo modo alle picconate ricevute in queste ore dalla magistratura.



«Non esiste da parte del magistrato né il diritto creativo, ovvero di interpretare le leggi come gli pare sostituendosi al legislatore, né il diritto di criticare il merito delle leggi, a meno che non si riconosca al politico il diritto di criticare le sentenze, e questo non andrebbe bene né in un senso, né in un altro», ha dichiarato il ministro della Giustizia. Niente giri di parole, neppure usa i “guanti” quando si rivolge ai pm. «In Italia sono l’unico organismo al mondo ad avere potere esecutivo – riporta Il Messaggero – senza però avere responsabilità». Per Carlo Nordio non è possibile mantenere una figura che non ha né responsabilità né limiti.



RIFORMA GIUSTIZIA, LE CRITICHE DEI MAGISTRATI

Le critiche dei magistrati alla riforma dell’abuso di ufficio, che il governo vuole depenalizzare fino all’abrogazione de facto, bruciano. Ad esempio, il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo, in un’audizione alla Camera, aveva spiegato che la cancellazione «rappresenterebbe un vulnus rispetto agli obblighi internazionali sottoscritti dall’Italia sulla corruzione». Ancor più chiaramente ha parlato Danilo Ceccarelli, vice-capo della procura Ue Eppo (European Public Prosecutor’s Office), secondo cui «non sarebbe conforme alla normativa europea». Invece, Nordio tira dritto: «La revisione dell’abuso di ufficio è un desiderio omogeneo e trasversale fra i sindaci», ha aggiunto all’Ansa. Inoltre, ha espresso l’auspicio che la nuova riforma non trovi resistenze nella magistratura, «come purtroppo è successo in passato». Dopo aver sciolto il nodo sull’abuso di ufficio in una riunione con la Lega e la presidente della Commissione Giustizia del Senato, Giulia Bongiorno, al ministero si lavora sui dettagli della riforma.



“RIFORMA DELLA GIUSTIZIA? GARANTISTA”

Ad esempio, sulle intercettazioni il governo si muoverà in due fasi. Ci sarà una revisione «radicale» della disciplina a medio termine, visto che «lo Stato italiano spende 200 milioni l’anno per intercettazioni che, nel 90% dei casi, sono inutili». Escluse dalla tagliola le intercettazioni contro mafiosi e terroristi, invece stretta sulle persone non indagate pubblicate sui media. Anche se, precisa Nordio, «non bisogna prendersela tanto con i giornalisti che fanno uscire le notizie quanto con magistrati, avvocati e cancellieri che le divulgano». Rassicurazioni poi all’Europa, perché «sul Pnrr, per quanto riguarda la giustizia, siamo messi molto bene». Tra i pilastri della riforma della giustizia c’è il freno alla custodia cautelare: prevista l’estensione dell’obbligo di un interrogatorio preventivo. Tra gli obiettivi quello di rendere più chiari e precisi gli avvisi di garanzia e di rivedere i reati minori contro il traffico di influenze. Per Nordio questa è una riforma garantista, per questo tende la mano alle minoranze, come riportato da Il Messaggero: «Non siamo gli unici garantisti. C’è una parte delle opposizioni, penso a Italia Viva, che è favorevole alle nostre riforme».