Lo dice chiaramente Carlo Nordio dalle colonne de “La Verità”: «così, la riforma della giustizia non va». Csm, sistema Palamara, presunta loggia “Ungheria”, nomine Procure e scontro eterno giustizialisti-garantisti nella medesima maggioranza di Governo: la situazione nel mondo giustizia è tutt’altro che semplice, con un Recovery Plan alle porte che impone all’esecutivo una riforma su tre assi (processi civile, penale, governance Csm).



Ma proprio la distanza forte evidenziata ancora in questi giorni con l’opposizione del M5s alla stessa Ministra Cartabia mette in luce le difficoltà nell’arrivare in breve tempo ad una riforma strutturale: «La magistratura inquirente vada fino in fondo, dallo scandalo Palamara a quello più grave nato con la diffusione dei verbali di Piero Amara. Se non lo facesse, allora sì che toccheremmo il punto più basso della nostra storia», spiega a “La Verità” l’ex procuratore di Venezia. Tre le forti critiche che Nordio muove al mondo della giustizia, ritenuti colpevoli del generale clima di sfiducia da anni in aumento contro la magistratura: lentezza dei processi, diffusione notizie riservate (con stampa compiacente) e «mercimonio cariche al Csm con le liti tra magistrati come quelle recenti tra Piercamillo Davigo e compagnia».



LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA AL RILENTO

Secondo Nordio la parte sulla riforma del processo civile è molto buona, mentre sul fronte penale la giudica «troppo timida»: il motivo è che non verrebbero toccati i veri problemi che ad oggi bloccano diversi processi sparsi in tutta Italia, a partire dai forti poteri dei pm, la separazione delle carriere ma anche «l’obbligatorietà dell’azione penale, l’arbitrio nella scelta delle indagini, la disciplina delle intercettazioni, l’abuso della custodia cautelare». Insomma, praticamente nulla di fondante viene “toccato” dalla riforma Cartabia secondo l’ex magistrato: «il codice Vassalli va rifatto, perché è stato così snaturato che nessuno ci capisce più nulla, e lascia alle Procure un arbitrio intollerabile e pericoloso». Ma perché dunque non vi sarebbero speranze secondo Nordio? Il motivo è presto che detto ed è in capo alla politica, «questa maggioranza parlamentare è ancora troppo contigua al settore più giustizialista dei magistrati». Per questo motivo, l’ex procuratore si augura che almeno nella nuova riforma Cartabia si possano eliminare alcuni dei reati considerati “inutili” e “dannosi” all’iter processuale come «l’abuso di ufficio, la legge Severino e il traffico di influenze». Un appello finale, ancora una volta alla politica, giunge dall’intervista a “La Verità”: «compito eccessivo dato alla magistratura? La colpa maggiore è della politica, che ha concesso questo potere: sicuramente per paura, ma anche per ingraziarsi gli attori del “Sistema”, nella speranza di eliminare attraverso le indagini gli avversari che non si riusciva a battere nelle urne. Speriamo che ora la politica si riappropri del suo ruolo, l’unico a esser legittimato dal consenso popolare attraverso il voto».

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